La misura di risposta in frequenza su carico reale è fondamentale per comprendere quanto un ampli possa essere effettivamente fregiato del titolo “hi-fi”. Molti apparecchi odierni hanno impedenze di uscita talmente elevate da compromettere enormemente la risposta in frequenza su carico reale, che assume in tali casi, un andamento simile alla curva dell’impedenza del carico medesimo (diffusore). Questo aspetto è tutt’ora poco conosciuto tra gli appassionati e le riviste non fanno molto per renderlo noto: non conviene a nessuno allo stato attuale del mercato, mettere in luce i veri difetti di molti oggetti dal costo anche elevato, perchè poi se non si vendono anche la rivista smette di ricevere compensi pubblicitari ma soprattutto cessa di ricevere apparecchi da provare… perchè nessun importatore spedirebbe un apparecchio ad una rivista se sapesse che può ricevere una stroncatura. Si effettua quindi sulle riviste specializzate (nella migliore delle ipotesi) il tracciamento della risposta in frequenza utilizzando diversi carichi resistivi (ad esempio 2, 4 e 8 Ohm) i quali sono ovviamente costanti in funzione della frequenza e quindi l’appassionato vede tre curve parallele ad una certa distanza di livello tra loro. Non sa che proprio quella “distanza” è la cartina di tornasole che evidenzia un comportamento su carico reale dotato di palese irregolarità di risposta in frequenza. E’ un modo indolore per raccontare la verità…che difatto risulta però ad esclusiva comprensione di chi ha competenze tecniche.
Spesso questa singola misura permette di evidenziare molti “altarini” creati ad hoc (con prezzi inavvicinabili) su alcuni prodotti che spesso vengono ritenuti all’apice dell’hifi e che invece nei fatti non sono altro che enormi fonti di colorazioni. Beninteso una risposta in frequenza lineare su carico reale non vi dice se un apparecchio “suona” ma vi dice se ha potenzialmente i titoli per farlo. Poi occorre molto altro…ma la base di partenza DEVE comunque essere un’adeguata linearità su carico reale. Differenze distribuite di + o – 0,5dB su carico reale si possono invece considerare la “normalità” di un apparecchio comune con controlli di tono non escludibili ben progettato e rappresentano sfumature all’ascolto. C’è chi sosteneva (Renato Giussani) che differenze localizzate di 0,1dB in particolari zone di frequenza fossero udibili, personalmente, pur rispettando tale opinione, non mi spingo fino a tali limiti ma posso dire di avere udito con certezza differenze localizzate di 0,5dB. Le prestazioni del set di misura permettono un’accuratezza valutabile entro 0,03dB nel range 20Hz-18Khz come si nota nel grafico set di misura con settaggio a 48kHz/16bit.
Qui la curva di impedenza del carico reale normalmente utilizzato Grundig BOX300 : trattasi di diffusori due vie da 4 ohm nominali.
Da dicembre 2011 introduco anche la misura relativa alla RIAA , svolta con apposita rete “inverse RIAA” Il piccolo picco evidente sui 50Hz in tutte le misure relative agli ingressi phono dipende dal ronzio di rete captato appunto da tale circuito che mi sono costruito a cui manca una adeguata schermatura…per la funzione che deve svolgere non crea altri inconvenienti per cui (avendo ben poco tempo a disposizione per queste cose) va bene così.
|
|||||||||||