Il seguente metodo è stato pubblicato in prima stesura sul n.385 di Audio Review col titolo:
Ambiente: l’equalizzatore non escludibile
Ogni parete determina un rinforzo in gamma bassa, un’equalizzazione che non può essere esclusa
…è possibile sfruttarla a nostro vantaggio?
di Massimo Ambrosini
Vedremo a seguito come installare un diffusore in funzione principalmente della gamma bassa. Questa infatti è la meno influenzabile dai normali trattamenti acustici ambientali determinando per tale ragione la necessità di un posizionamento il più possibile corretto.
La base di partenza è il lavoro presentato all’AES da Roy Allison nel 1974 e ripreso dallo stesso Allison su Audio Review nei numeri 103, 104 e 106 in un lungo articolo suddiviso in tre parti e intitolato “il sistema altoparlante/stanza”. Vedremo di fare un breve riassunto dei punti principali occupandoci in questa sede di un aspetto che permette di sfruttare a nostro vantaggio ciò che non avremmo comunque modo di evitare. Cercheremo di affrontare il discorso in modo che possa venire facilmente compreso e applicato dalla maggior parte degli appassionati. Approfondiremo in particolare un metodo di installazione che trova il suo miglior riscontro se applicato a diffusori in sospensione pneumatica
Premessa
Due sono i fattori su cui l’ambiente d’ascolto incide pesantemente: il mascheramento acustico e la risposta in frequenza, in buona parte si tratta delle due facce della stessa medaglia: i modi di risonanza ambientali. C’è però anche altro che influisce sulla risposta in frequenza: un equalizzatore non escludibile, come vedremo a seguito.
La stanza
In linea teorica tutto ciò che si somma all’onda diretta è una perdita di fedeltà (ovvero è un aggiungere suoni che non sono presenti nella registrazione) ma dal momento che nessuno andrebbe ad ascoltare con diffusori a gamma intera in mezzo ad un campo, occorre convivere con ambienti affetti da risonanze distribuite e relativi tempi di riverbero, ovvero con le nostre comuni abitazioni. Ogni ambiente è affetto da risonanze di vario tipo, assiali, tangenziali e oblique distribuite in modo più o meno irregolare in funzione delle proporzioni della stanza e che causano sia un effetto di mascheramento sul suono originale e sia una forte influenza sulla risposta in frequenza. E’ stata definita una frequenza limite, detta frequenza di Schroeder, diversa per ogni singolo ambiente e sensibile al grado di trattamento acustico dello stesso, che distingue la regione di comportamento a bassa frequenza da quella ad alta frequenza della stanza. Alle frequenze basse, ossia inferiori alla frequenza di Schroeder, l’acustica è nella sua “zona modale” ovvero dominata dalla presenza delle onde stazionarie, per cui il livello della pressione sonora rilevato in regime permanente sinusoidale fluttua ampiamente spostandosi da punto a punto nell’ambiente e per questo motivo la risposta in frequenza è fortemente non lineare con escursioni che possono arrivare anche a superare i 20dB inquinando drasticamente l’ascolto. Alle frequenze superiori a quella di Schroeder il comportamento acustico dell’ambiente viene ritenuto “statistico” ovvero più regolare nella distribuzione delle risonanze con fluttuazioni di livello che si riducono di molto sia in funzione della frequenza sia muovendosi all’interno della stanza, da cui ne deriva una risposta più lineare ed indipendente dal punto di ascolto. La frequenza di Schroeder dipende sia dalle dimensioni del locale che dal tempo di riverbero (diminuisce all’aumentare delle dimensioni del locale e al diminuire del tempo di riverbero) ma, salvo non si vogliano modificare le proporzioni della stanza con l’utilizzo di pareti in carton-gesso o di opportuni divisori per ottimizzarne i rapporti, dovremo accontentarci dell’effetto che mobili e divani di grandi dimensioni possono avere per spezzare i modi stazionari. Per quanto riguarda le proporzioni della stanza, se siete in procinto di costruire casa, può essere utile osservare il grafico di Bolt sulle aree ottimali: partire col piede giusto aiuta molto nell’opera. La soluzione peggiore sappiamo essere quella in cui le proporzioni sono 1:1:1 ovvero la famigerata stanza cubica.
Nel 1979 a firma Giancarlo Gandolfi venne redatto “Locali d’ascolto e risonanze dimensionali ideali“ un interessante articolo su questo tema ove la complessa relazione tesa a stabilire le proporzioni migliori della stanza fu data in pasto ad un calcolatore e il risultato fu la seguente proporzione: 1 : 1,4 : 2,1 , un rapporto che rientra comunque nell’area di Bolt. Per chi volesse maggiormente approfondire l’argomento “onde stazionarie” vi rimando alla lettura di Allison sul n.103 e 104 di AR.
Quella caratteristica che noi percepiamo come “definizione del suono” viene influenzata fortemente dal tempo di riverbero T60 (ovvero il tempo nel quale un suono viene a ridurre la sua intensità di 60dB) soprattutto per quanto riguarda la gamma medioalta ed essendo l’energia dell’onda riflessa proporzionale alla vicinanza delle pareti ai diffusori (e dalle pareti al punto di ascolto) e considerando la caratteristica di dispersione che normalmente ha un altoparlante in gamma medio-alta è consigliabile, potendo scegliere, disporre questi ultimi sul lato largo della stanza ovvero quanto più distanti possibile dalle pareti laterali che comunque non vanno lasciate spoglie ma normalmente arredate (o meglio ancora acusticamente trattate). Una buona regola al fine di ottenere tempi di riverbero bassi ma al contempo non “spegnere” il suono mantenendo un’ottima definizione è quella di lasciare non acusticamente trattata la parete opposta a quella resa assorbente, per cui se avete un tappeto a pavimento (che va messo sempre e di larghezza superiore alla larghezza a cui sono posti i diffusori) evitate di rendere assorbente il soffitto, se avete la parete alle vostre spalle assorbente evitate di rendere assorbente la parete di fondo attribuendo sempre la priorità del trattamento alla parete più vicina alle orecchie delle due contrapposte e limitandovi sull’altra ad appendere qualche quadro o anche solo un poster di grandi dimensioni appeso su due punti, un espediente quest’ultimo che sembrerebbe inutile ed invece ha una sua influenza venendo a cambiare il modo vibrazionale dello stesso oggetto. Poiché i modi di risonanza vengono a trovare massima energia agli incroci delle pareti, si rivelano molto utili elementi cilindrici assorbenti posti negli angoli della stanza. In alternativa ai tube traps si possono usare come soluzione “custom” a basso costo dei cilindri di gommapiuma di circa 25-30 cm di diametro fatti tagliare ad hoc (non è consigliabile arrotolare fogli di tale materiale in quanto le celle vengono a comprimersi/espandersi in modo disomogeneo) e impilati uno sull’altro. Questi possono essere rivestiti in tessuto per renderli anche accettabili esteticamente ma sono anche disponibili tipi di gommapiuma di colore grigio scuro già esteticamente piacevoli. La loro flessibilità abbinata al loro diametro li rende efficaci anche nello smorzamento di frequenze basse. Se vi piacciono le opere d’arte moderne i diffusori di Schroeder possono fare al caso vostro contribuendo con la loro riflessione randomizzata ad una migliore distribuzione delle risonanze pur se maggiormente efficaci in gamma media-medioalta: nel caso abbiate i diffusori posti vicini alla parete di fondo e abbiate già acusticamente trattato la parete alle vostre spalle possono risultare migliorativi se posti appesi alla parete di fondo. Anche la porta di ingresso alla stanza stessa si comporta come una paratia flottante, l’influenza all’ascolto la si nota piuttosto chiaramente e non solo in gamma bassa in funzione che questa sia aperta, chiusa o socchiusa. In generale un ambiente arredato in modo abbondante e senza pareti spoglie comporterà indubbi vantaggi all’ascolto. Quanto visto finora ci dovrebbe portare ad una curva di riverbero leggermente discendente verso l’alto con tempi T60 che potrebbero arrivare a 0,3sec in gamma media ottenendo quindi un‘ottima definizione. L’ideale sarebbe avere questo tempo di riverbero su tutta la gamma audio ma essendo in generale i materiali assorbenti più efficaci al salire della frequenza, questo non è di fatto realizzabile.
L’equalizzatore non escludibile: i rinforzi delle pareti
Dalla figura sopra potete osservare il differente comportamento di una sorgente in funzione della prossimità delle pareti. Potete inoltre osservare la relazione che intercorre tra l’SPL e la potenza acustica. Le pareti quindi a frequenze molto basse (Allison valutava che fosse conveniente sfruttarne l’incremento di potenza acustica dai 400Hz a scendere) si comportano come veri e propri equalizzatori non escludibili e questo sia chiaro in modo indipendente dalle proporzioni della stanza e dalle sue modali….quello è un ulteriore problema che viene a sommarsi e che varia di stanza in stanza ed in funzione dell’arredamento. In questo metodo vediamo di sfruttare in modo consapevole ciò che invece sappiamo per certo essere presente sempre e comunque in tutte le stanze e che diventa quindi un elemento cruciale per posizionare i diffusori. Dai grafici tratti dal lavoro di Allison è possibile osservare tre differenti curve di risposta in potenza: quella che tiene conto della riflessione di una singola parete (A) e quelle che evidenziano l’andamento che si ha a fronte di due (B) e di tre (C) pareti equidistanti dall’altoparlante.
Si possono trarre da tale grafico quattro fondamentali informazioni:
- Per grandezze inferiori a 0,1 lunghezze d’onda (λ) ogni parete determina a fronte della diminuzione dell’angolo di radiazione un incremento di potenza acustica che tende a 3dB (e che chiameremo a seguito con l’abbreviazione di “rinforzo”).
- A fronte di due o tre pareti equidistanti dalla sorgente di suono si determinano forti irregolarità che arrivano fino ad escursioni di 20dB con tre pareti a circa 0,3 lunghezze d’onda.
- Le variazioni di potenza acustica per grandezze superiori a 0,5 lunghezze d’onda sono molto più blande al punto di poter essere trascurabili.
- Con una sola parete vicina la parziale cancellazione dovuta alla stessa si sposta leggermente più in alto, circa a 0,35 lunghezze d’onda rispetto alla condizione con tre pareti equidistanti e l’attenuazione che ne consegue è molto più ridotta: appena 1dB quindi trascurabile
Da questi capisaldi sappiamo quindi che, a fronte di diffusori convenzionali, calcolati per essere lineari in camera anecoica, non c’è probabilmente cosa più sbagliata di porre un woofer alla medesima distanza da tre pareti e va tenuto conto che le medesime regole valgono anche per il punto di ascolto (ovvero le nostre orecchie) in funzione di quanto distano dal pavimento e dalla parete alle nostre spalle. Perciò se ad esempio si pone il woofer a 40cm dal pavimento sarebbe errato mettersi ad ascoltare a 40cm dalla parete alle nostre spalle.
L’altro aspetto fondamentale è che al di sotto di quelle frequenze per cui la lunghezza d’onda è una decina di volte la distanza tra altoparlante e parete avremo sempre un’equalizzazione non escludibile che incrementa la potenza acustica di 3dB (o l’SPL massimo teorico di 6dB) per ciascuna parete. In realtà possiamo trascurare i rinforzi che avverrebbero a frequenze talmente basse da essere al di fuori della banda udibile. E’ ragionevole porre questo limite a 20Hz per cui a fronte di una lunghezza d’onda di 17,2m possiamo ritenere trascurabile il rinforzo di pareti che si trovano a distanze maggiori o uguali a 1,7m sia dagli altoparlanti che dai nostri padiglioni auricolari e quindi il soffitto (considerata un’altezza minima della stanza di 2,70 metri ed un punto di ascolto con orecchie a 90-95cm dal pavimento) normalmente non viene considerato. In qualunque tipo di stanza, anche se enorme, ci ritroveremo ad avere sempre almeno un rinforzo: il pavimento. Dal momento però che gli ambienti comuni di ascolto sono spesso tutt’altro che enormi, avremo a che fare con almeno due o tre rinforzi fino a raggiungere un massimo di cinque possibili rinforzi utili in stanze piccole, soffitto escluso. Presupponendo un’installazione sul lato largo della stanza, se non vogliamo rinforzi dalle pareti laterali supporremo di porre anche queste a distanza maggiore o uguale a 1,7m, dovremo però sempre evitare di averle entrambe alla medesima distanza dal punto di ascolto, per tale ragione eviteremo di porre questo sull’asse di simmetria della stanza ma sempre un poco più spostato, 20-30cm, lateralmente (vedi raffigurazioni tipologie stanze). Considerando che mediamente ascoltiamo musica seduti in poltrona o su un divano avremo un parziale rinforzo dovuto alla seduta stessa (e allo schienale). Parziale perché un divano in parte assorbe l’energia dell’onda incidente ed in parte la riflette. Questo non sarà un tipo di rinforzo che rientrerà tra quelli calcolabili, ma apporterà comunque un proprio contributo certamente più distribuito rispetto a quello che si otterrebbe dalla riflessione del pavimento se fossimo seduti su una normale sedia, ma anche più spostato verso il mediobasso dal momento che le distanze di riflessione sono inferiori sul divano. Quando si sostituisce una sedia con un divano, all’ascolto si ha generalmente la sensazione di un suono più pieno e corposo.
Come scegliere quindi i diffusori più idonei alla propria stanza? E una volta fatta tale scelta come installare adeguatamente i diffusori sfruttando i relativi rinforzi causati dalle pareti? Poiché tali rinforzi non sono escludibili e devono essere pertanto distribuiti, tanto vale cercare di farlo in modo da ottenere un recupero parziale del naturale roll-off a bassa frequenza dei nostri diffusori come vedremo a seguito.
Diffusori-ambiente
Qualche breve accenno sull’esistenza di questa tipologia di diffusori che nascono proprio a fronte del lavoro di Roy Allison. Collocare un diffusore-ambiente è molto semplice per l’utilizzatore poiché occorre semplicemente disporlo seguendo le indicazioni del costruttore. Purtroppo i diffusori-ambiente sono merce rara e la forzata collocazione a ridosso della parete di fondo è ritenuta (erroneamente) deleteria da molti audiofili per cui non ne è mai seguito un adeguato successo commerciale. Sono comunque diversi i costruttori che hanno proposto, soprattutto negli anni ’80, questo tipo di approccio. Sui diffusori Allison, il woofer è posto il più possibile vicino a due (Allison One) o tre pareti (Allison Three) per sfruttarne l’aumento di efficienza conseguito a fronte della diminuzione dell’angolo di radiazione. Al contempo vengono eccitati in modo maggiormente omogeneo i modi di risonanza , e viene tagliata fuori dalla banda affidata ai woofer la zona a 0,3 lunghezze d’onda che viene perciò a trovarsi al di sopra della frequenza di crossover (fissata a 400Hz sulle Allison). I midrange sono posti a una certa distanza dai woofer e si trovano invece in prossimità di una sola parete. Il livello affidato ai woofer è adeguatamente attenuato per tenere conto dei rinforzi di cui sopra. In gamma bassa questa è la soluzione che consente di ottenere il miglior risultato in termini di regolarità di risposta in ambiente, purtroppo la resa viene a perdere molto di definizione a causa della riflessione della parete di fondo se la dispersione del medioalto non viene fortemente limitata per angoli superiori a 180° .
Tipologia stanze
Al fine di poter fornire concretamente qualche indicazione di installazione faremo riferimento a stanze di classiche proporzioni a parallelepipedo. Di seguito i quattro casi più comuni che si riscontrano per le collocazioni che privilegiano il lato largo della stanza in cui supporremo le pareti laterali a distanza >=1,7m dai diffusori. Nel caso in cui le pareti laterali siano a distanza inferiore occorre considerare gli ulteriori rinforzi che tali pareti comportano: ad esempio può venire utile sfruttarne uno all’estremo udibile (25-28Hz) ponendo uno dei due diffusori a 130 cm dalla parete laterale più vicina. E’ privilegiata un’installazione sul lato largo della stanza al fine di ridurre quanto più possibile l’entità delle prime riflessioni sulle pareti laterali che causerebbero perdita di definizione.
Con pareti laterali a distanza maggiore di 1,7m rimarremo tre potenziali rinforzi così suddivisi:
- Woofer-parete di fondo
- Woofer-pavimento
- Punto di ascolto-parete posteriore (alle nostre spalle) *
Chiameremo le tre distanze in gioco: distanza X , distanza Z , distanza Y
Nelle quattro tipologie d’installazione più comuni il “caso A” e il “caso B” comportano tre rinforzi utili, il “caso C” riguarda una tipologia di stanza con soli due rinforzi mentre nel “caso D” ci troviamo di fronte al caso limite di stanze enormi, in cui è presente il solo rinforzo del pavimento.
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Disposizione parallela dei diffusori
A differenza della prima stesura di questo metodo nelle immagini relative alle quattro casistiche classiche prese in esame i diffusori appaiono allineati tra loro e quindi paralleli alla parete di fondo. Questa scelta è possibile solo se si hanno a disposizione diffusori dotati di adeguata dispersione orizzontale sulle alte frequenze e solo ponendoli tra loro piuttosto vicini per limitare l’angolo di radiazione rispetto al loro asse. Questa apparirebbe a prima vista come una limitazione sulla larghezza dell’immagine ma occorre decidere se è preferibile avere il miglior risultato timbrico e prospettico o avere una larghezza dell’immagine che segue la larghezza a cui ponete i diffusori (magari pure con un certo vuoto percepito al centro).
Personalmente tendo a rendere prioritaria la resa timbrica e prospettica alla larghezza dipesa dalla dislocazione dei diffusori, però questo è un aspetto molto soggettivo per cui ciascuno farà la propria scelta.
L’effetto percepibile all’ascolto con la suddetta dislocazione comporta un maggior corpo sul medio basso ed un maggior rispetto della prospettiva registrata rispetto alla classica disposizione a triangolo equilatero con diffusori inclinati verso il punto di ascolto..
Questo perchè comporta due vantaggi:
1) ponendo i diffusori paralleli si vengono a porre nell’ambiente due sorgenti effettivamente identiche (supposto che anche i diffusori siano identici) cosa che invece non avviene nei confronti delle riflessioni in ambiente se i diffusori vengono inclinati verso il punto di ascolto. Il poter disporre di due sorgenti di irradiazione identiche in ambiente era un punto fondamentale stabilito dallo stesso inventore della stereofonia Alan Dower Blumlein per ottenere la fedeltà dell’immagine riprodotta.
2) essendo in gamma bassa i segnali registrati sui due canali molto simili o quasi identici, occorre tener conto che nel momento in cui applichiamo lo stesso segnale a due sorgenti identiche poste tra loro in prossimità abbiamo un ulteriore “rinforzo” esattamente come se a metà esatta tra queste due sorgenti vi fosse una parete virtuale. Più avvicinate tra loro i diffusori più tale rinforzo inizierà da frequenze più alte (ovvero dal medio-basso a scendere). E’ quindi una distanza che può essere molto utile trovare empiricamente ad hoc in fase di messa a punto fine del sistema ovvero dopo aver impostato le tre distanze calcolate da questo metodo. Tale soluzione trova massima efficacia con diffusori MTM dotati ciascuno di due woofer a distanza diversa dal pavimento.
Diffusori convenzionali
Nella maggior parte dei casi ci troveremo a dover installare in ambiente diffusori convenzionali, ovvero progettati per la massima linearità in camera anecoica, per i quali valgono le regole già viste sopra. Considerando quindi una stanza tipo “A” o “B” con tre rinforzi utili distribuiremo tali distanze in base alla relazione Z2 = X Y come consigliato dallo stesso Allison, a differenza del quale però abbiamo posto come terzo rinforzo da considerare non quello relativo alle pareti laterali (supposte qui a distanza ragguardevole) ma quello relativo alla distanza tra il punto di ascolto e la parete posteriore (alle nostre spalle), totalmente equivalente per quanto riguarda il rinforzo in gamma bassa.
Una volta calcolate, tali distanze sono interscambiabili per quanto riguarda i rinforzi, ovvero potete agevolmente scegliere se utilizzare ad esempio la distanza Z tra woofer e pavimento o tra punto di ascolto e parete posteriore, mentre non lo sono affatto per quanto riguarda la diversa eccitabilità dei modi di risonanza a bassa frequenza che invece può variare sensibilmente ed è il motivo per cui è buona norma in fase di prima installazione poter scambiare tra loro queste tre distanze (o due delle tre se il diffusore è da pavimento) per comprendere quale combinazione meglio si adatta alle proporzioni della vostra stanza/arredamento.
A questo punto ci serve conoscere la frequenza di risonanza fr del nostro diffusore e possibilmente anche il suo fattore di merito Qt.
Ricavati i suddetti due dati possiamo semplicemente inserirli nei fogli di calcolo ai seguenti due link per ottenere facilmente il calcolo delle tre distanze del metodo rispettivamente al fine di:
–ottenere una risposta il più possibile lineare: qui
–simulare la curva di Møller a bassa frequenza: qui
Rispetto alla prima stesura del metodo è ora disponibile anche il calcolo per ottenere una risposta lineare oltre a quella di Møller anche se quest’ultima risulterà preferibile nel 95% dei casi.

Nel caso abbiate la prova tecnica del vostro diffusore è possibile ricavare fr e Qt dal grafico d’impedenza utilizzando questo tutorial.
In alternativa se avete il grafico di risposta in frequenza in condizioni anecoiche potete molto semplicemente vedere la frequenza che risulta a -3dB in gamma bassa ed inserire nei fogli di calcolo del metodo tale frequenza ed un Qt pari a 0,7. Questa è la soluzione che consente l’applicabilità più semplice
Nel caso invece non abbiate ne il grafico di risposta in frequenza ne il grafico dell’impedenza potete procedere impostando nei fogli di calcolo un Qt = 0,7 e procedere a tentativi: in pratica se riscontrate una gamma bassa troppo piena potete spostare più in basso in frequenza i tre rinforzi inserendo nel foglio di calcolo una frequenza fr più bassa, viceversa se risultasse troppo leggera.
Per evitare di andare totalmente alla cieca sarebbe meglio conoscere almeno la frequenza di risonanza fr.
Rilievo frequenza di risonanza del vostro diffusore
La fr non è difficile da rilevare, basta avere disponibili due cose:
1) un multimetro (tester) che misuri tensioni alternate anche in mV
2) un comune pc connesso ad internet con scheda audio collegata ad un ingresso di alto livello del vostro amplificatore.
A questo punto cercate su Google: “generatore di segnali on-line”, non faticherete a trovarne uno (ad esempio questo) e ci servirà per generare sinusoidi a partire dai 20Hz a salire da inviare al vostro impianto. Collegate il vostro multimetro ai morsetti di un diffusore (ovvero a valle del cavo che lo collega all’amplificatore) settandolo in mV alternati e regolate il volume per un’indicazione di circa 100mV a 20Hz…poi salite con la frequenza a piccoli passi (il range di frequenze da scandagliare va dai 20Hz ai 120Hz se includiamo anche i minidiffusori) guardando sempre la tensione sul vostro multimetro, vedrete che questa crescerà leggermente fino ad una certa frequenza per poi scendere leggermente…tornate indietro alla frequenza per cui avete l’indicazione massima di tensione e annotatevi quella frequenza: è la fr del vostro diffusore (con riferimento sempre a diffusori in sospensione pneumatica).
Per chi è più “smanettone” e vuole ricavare anche il Qt del proprio diffusore può procedere come indicato in quest’altro tutorial,
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Il foglio di calcolo ricava la distanza Z per fz ovvero per la frequenza a -3dB (che corrisponde alla fr solo per Qt=0,707) attraverso un’equazione discretamente complessa (che, se avete curiosità di conoscere, trovate pubblicata nell’addendum al metodo sul n.391 di AR) da cui poi semplicemente ricava la Z = (344/fz)/10 ovvero Z = 3440/fz espresso in centimetri.
Ricava inoltre la distanza X per una frequenza o spostata di ½ ottava più in alto al fine di simulare l’andamento di una curva di Møller o spostata di ½ ottava più in basso al fine di simulare un andamento di risposta lineare e per finire calcola la distanza Y come conseguenza delle altre due distanze.
In caso di stanze con quattro o cinque rinforzi questi andranno dislocati a seguire verso la parte bassa dello spettro se le dimensioni della stanza ancora lo permettono, se ciò non fosse possibile e/o vi fossero due o più distanze molto simili le irregolarità diverrebbero importanti. Considerando che il passa-alto naturale di un diffusore in sospensione pneumatica ha pendenza di 12dB/oct, vediamo che a fronte di quattro rinforzi utili dislocati a distanza di circa ½ ottava l’uno dall’altro si recuperano 12dB di potenza acustica in due ottave (24dB massimi teorici di SPL) per cui si estende di fatto in modo evidente la risposta in frequenza in gamma bassa del diffusore utilizzato. Per lo stesso motivo risulta difficile utilizzare un diffusore convenzionale a gamma intera (cioè inteso con un roll-off ad iniziare dai 35-40Hz) in un ambiente con più di due rinforzi pena l’ottenimento di una chiara esaltazione della gamma bassa.
Conclusioni
Scegliere un diffusore senza considerare la disposizione in ambiente e le misure della stanza in cui andrà collocato è esattamente come fare i conti senza l’oste. Questo articolo vuole rendere tangibile questo aspetto nonché fornire un aiuto concreto nella collocazione pratica di diffusori in sospensione pneumatica al fine di favorirne un’adeguata coerenza ed estensione della gamma bassa sfruttando I naturali rinforzi causati dalle pareti che, se non considerati, sono spesso deleteri. Buon Ascolto!
Prima stesura 7-11-2004
Aggiornato il 30-12-2024
+ La distanza tra punto di ascolto e parete alle nostre spalle è equiparabile alle altre pareti dal punto di vista dell’incremento energetico in gamma bassa. Nel punto di ascolto l’intensità sonora può essere più o meno attenuata dalla distanza che intercorre tra i diffusori e le nostre orecchie ma questo non ha rilevanza nel computo del rinforzo in gamma bassa essendo queste ultime il nostro “utente finale”. Per comprendere meglio questo aspetto potete immaginare di misurare il livello acustico che ci giunge alle orecchie nelle condizioni in cui la parete alle nostre spalle non esistesse. Considerandone invece la presenza, l’onda acustica che arriva ai nostri padiglioni auricolari viene a subire un rinforzo esattamente con le stesse regole viste sopra tra altoparlante e parete ovvero come se al posto delle nostre orecchie vi fosse un “altoparlante virtuale” che emette suono in ogni direzione.
Bibliografia Roy F. Allison, “The Influence of Room Boundaries on Loudspeaker Power Output”, JAES, 1974 Leo Beranek “Acoustics” 1954 Harry F.Olson “Acoustical Engineering” 1957 Floyd E. Toole “Loudspeakers and rooms” 2008 |