Geloso 232HFN

Come di serie, volume in posizione 6, su carico reale.
L’intervento della rete fisiologica è evidente

Rete loudness scollegata, toni a zero, Trasfo di uscita settato per impedenza di carico 4,5-5,5 Ohm

Ottimizzazione CCI parzialmente presente

Impedenza di uscita a centro banda (200Hz-2KHz) : 0,98 ohm + -10%

Carico reale utilizzato : Grundig box 313 (4 ohm nominali)

Questo storico amplificatore adotta di serie una rete loudness non disinseribile con intervento alle sole basse frequenze. Tale rete determina in gran parte (risulta infatti influente anche per posizioni della manopola del volume pari a 7 o 8 su 10) il carattere particolare di questo amplificatore che trova estimatori soprattutto tra coloro che devono compensare la carenza di basso altrimenti presente con diffusori sottodimensionati per il proprio ambiente. Nel primo grafico si nota infatti un’esaltazione di ben 14dB dei 30Hz rispetto al centrobanda di 1KHz. Per i rilievi del secondo grafico questa rete RC è stata scollegata e il risultato misurato su carico resistivo puro non è distante da quello dichiarato a proposito dell’antesignano modello 232 HF (primo ampli ad alta fedeltà prodotto dalla Geloso nel 1955 che, al contrario dell’HFN, non era dotato di loudness) per quanto riguarda l’estensione sulla gamma alta. Dal grafico di risposta pubblicato sul bollettino tecnico Geloso 61-62 (riguardante il 232 HF che utilizzava il medesimo trasformatore di uscita) i 20KHz erano infatti a -2.5dB rispetto all’andamento medio. Si discosta invece da quel grafico l’andamento a centro banda a causa di controlli di tono realizzati in modo leggermente diverso rispetto al precedente 232 HF (in cui le due sezioni, alti e bassi, erano gestite separatamente). Ciò che comunque è possibile verificare fin da ora è il buon comportamento dell’amplificatore in funzione delle variazioni di impedenza di carico, un comportamento che anche se non è al livello dei migliori (vedi prova Marantz 9) ne dimostra comunque una buona insensibilità almeno fino ai 5KHz. L’impedenza di uscita è pressoché coincidente con quanto dichiarato dal costruttore ed è la medesima di quella rilevata su un rinomato amplificatore odierno da 100000 euro senza però che qui si utilizzino avvolgimenti in argento “stagionato”…meditate gente meditate! Inoltre, rispetto a tale amplificatore, qui ci si trova in presenza di un trasformatore di uscita che permette l’adattabilità all’impedenza del carico…e non una singola uscita. Le distorsioni rilevate su carico reale (un rilievo che sto pensando di aggiungere prossimamente a quello della risposta in frequenza in quanto pure indicativo sulle prestazioni udibili) si mantengono sempre ben al di sotto dell’1% dichiarato come soglia dal costruttore. By-passando la sezione preamplificatrice (anziché la sola rete RC del controllo fisiologico), cosa che ho messo in atto sui miei esemplari, si ottiene un risultato decisamente migliore in termini di linearità, vedi qui