Retroazione negativa: pro e contro

Mi è sorta la voglia di scrivere questo articolo dopo aver letto alcune considerazioni fatte dal più popolare progettista di amplificazioni italiano (famoso in quanto anche popolare articolista su riviste audio) sulla necessità di avere un’amplificazione che distorca proporzionalmente con la potenza erogata perchè questo, a suo avviso, significa “amplificare in modo naturale” pur se tale distorsione arriva anche a livelli molto alti.

Tutto ciò è “naturalmente” possibile facendo a meno della retroazione negativa ma….non senza notevoli inconvenienti tra i quali la distorsione non è l’inconveniente maggiore.

Per valutare le suddette affermazioni con una visione più ampia che consenta di giudicare con maggior accuratezza i fatti occorre fare una premessa storica ad iniziare da questo vecchio articolo/ intervista al progettista dei Leak TL12.1:

I TL12 point one nascono nel 1948, appena alle spalle della seconda guerra mondiale, un periodo in cui il pragmatismo non era un opzional.
Come si riporta sopra già all’epoca Leak dimostrò che i prodotti di intermodulazione con due singole frequenze applicate fossero chiaramente udibili per tassi di distorsione superiori a 0,3%…una distorsione che si può ottenere solo con feedback negativo applicato.
Dagli anni 50 agli anni 70 fu una gara senza esclusione di colpi a chi riduceva maggiormente la distorsione….si arrivò fino ad estremismi dello 0,001% a fronte di tassi di retroazione negativa superiori ai 100dB in alcuni stato solido degli anni 70. Poi arrivarono gli anni 80 e un certo Matti Otala dimostrò con una misura (la famosa TID, Transient Intermodulation Distortion) che non era tutto oro colato quello che luccicava… per qualcuno (saggio) fu l’occasione per comprendere che, come per tutte le cose, l’esagerazione fa male…per altri invece fu l’occasione per intraprendere la propria guerra al feedback…ed ecco che da li a poco iniziò la moda dello “zero feedback” per alcuni progettisti audio.

Il peggioramento netto come sonorità si ebbe negli anni 70 col passaggio allo stato solido (….fermo restando la presenza di feedback negativo…) e servirono diversi anni prima che qualcuno si rendesse conto che qualcosa si era perso in termini di naturalezza e che questo non era in relazione con i bassi tassi di distorsione rilevata.
Subito comparvero i teorici della distorsione di ordine dispari vituperata come causa principale del cattivo suono del transistor…(ennesima causa responsabilizzata senza alcun fondamento) .

Nessuno all’epoca si accorse che in casa Grundig, contrariamente a tutti gli altri, la sonorità dello stato solido non era affatto peggiore dei precedenti valvolari…anzi...e questo perchè si era risolto il problema vero, quello effettivamente in correlazione con la sonorità riprodotta…che non c’entra nulla con la distorsione misurabile ma ha attinenza con problemi relativi al telaio il quale….guardacaso…con i valvolari era strutturalmente molto diverso.

Negli anni 70 vi fu anche chi, come Kenwood e SAE, attribuendo nefandezze alla distorsione magnetica da isteresi, costruiva telai in alluminio…che non risolvevano comunque nulla sul suono.

Chiuso il piccolo excursus storico.

Vediamo ora di analizzare i fatti concretamente…nell’unico modo in cui sono analizzabili: quali amplificatori ben suonanti ci ha storicamente lasciato il feedback negativo e quali ci ha lasciato lo zero feedback?

Personalmente ricordo tra le amplificazioni che mi hanno lasciato un piacevole ricordo solamente amplificazioni retroazionate e per la maggior parte a valvole (unica eccezione i Grundig di un certo periodo e qualche rarissimo altro stato solido). Nessuno di questi amplificatori aveva altissimi tassi di feedback ma…neppure bassi.
In medio stat virtus….ancora una volta.
Se chi legge questo articolo fosse comunque a conoscenza di un’amplificatore zero feedback passato alla storia come ben suonante (non parlo ovviamente di ampli da poco entrati in produzione  ma di oggetti di cui si parla positivamente da almeno 15 anni…) è pregato gentilmente di dirmi qual è…sarei molto curioso di verificarne personalmente le qualità.

Gli stessi TL12.1 (il primo ampli commercialmente prodotto con tassi di distorsione inferiori allo 0,1% ad 1KHz grazie al feedback negativo) sono ad oggi ricercatissimi da molti appassionati per le loro prestazioni sonore (anche se tutt’altro che esenti da critiche ad opinione dello scrivente…) e prestando attenzione alla storia (che è sempre benevola nei confronti delle persone accorte) abbiamo avuto svariati buoni esempi di sonorità negli anni 60, sempre riguardanti amplificazioni valvolari dotate di feedback negativo, i classici Marantz, McIntosh, Leak, Quad, Radford etc.

Per quanto riguarda i pro e contro del feedback negativo sono già elencati nell’articolo inglese sopra riportato dal punto “a” al punto “f”. Tra questi mi soffermo solo sul punto “e” ovvero sull’impedenza di uscita dell’amplificatore che, a fronte dell’azzeramento del feedback, può risultare piuttosto elevata trasformando l’amplificatore in un generatore di colorazioni a fronte di un carico che abbia impedenza non costante (ovvero la quasi totalità dei diffusori acustici) vedi le risposte in frequenza su carico reale qui.
Potete constatare da tali risposte in frequenza come vi siano casi eclatanti da “montagne russe” con amplificatori a feedback nullo o molto ridotto. Ciò equivale ad inserire un controllo di tono che esalti in modo mirato le frequenze a cui gli altoparlanti risuonano! Questo, che a qualcuno dall’orecchio approssimativo può sembrare contenuto armonico, rappresenta semplicemente una generazione di colorazioni senza se e senza ma.

Come vedete dall’elenco sopra ci sono solo vantaggi e tutti MISURABILI (non chiacchere…) a fronte di un feedback negativo fatto “cum grano salis”. Un unico vero inconveniente si ha: la possibilità che l’amplificatore se non viene compensato in modo adeguato in frequenza possa non essere sufficientemente stabile (ovvero vada in autoscillazione) ma questo è un aspetto che abbiamo già affrontato in altro articolo dedicato e riguarda la progettazione spicciola e non l’utilizzatore.

Perchè quindi la soluzione “zero feedback” realizzata con telai convenzionali viene preferita a quella con feedback negativo da alcuni progettisti?

Perchè l’applicazione del feedback rende meno torbide le acque permettendo di vedere in trasparenza se c’è qualcos’altro che non va (nell’amplificatore stesso o nella sorgente che lo precede)…e quel qualcosa d’altro può essere particolarmente sgradevole all’ascolto…meglio quindi navigare in acque più torbide (ovvero più mascherate) se non si conosce la soluzione al problema che determina la sonorità.

Dal 1984 sostengo che la soluzione sta nel trattamento consapevole dell’interfacciamento circuito telaio…una problematica circuitale/vibrazionale la cui comprensione è tutt’altro che semplice (personalmente ci ho impiegato trent’anni per riuscire ad averne una visione chiara…). Gli ampli Grundig del 74-85 sono tutti normalmente controreazionati e dotati di eccellente sonorità nonchè di eccellente linearità su carico reale….eppure questi popolari progettisti li snobbano pur a fronte di un sito (questo) che dal 1999 ne riporta esplicitamente le qualità fornendo precise indicazioni…

…forse perchè non saprebbero da che parte farsi per comprendere le ragioni della qualità del loro suono…enormemente più avanzato di quanto loro siano riusciti ad ottenere.