Alta Fedeltà: errori comuni

Quando parliamo di “alta fedeltà” o utilizziamo l’acronimo “hifi”, a cosa ci riferiamo? Siamo certi di conoscerne il significato?
Molte persone ancora oggi pensano che questo significhi “fedeltà” rispetto al suono dal vivo (ovviamente non amplificato), ma questo, anche se indubbiamente rispecchia il desiderio di tutti noi, non ha correlazione con il significato di questa classificazione.

Sul nostro supporto (sia esso un CD un LP un nastro o un file) troveremo incise delle informazioni nel modo in cui “qualcuno” ha ritenuto di metterle…non la realtà sia ben chiaro…solo l’interpretazione migliore che l’occasionale tecnico del suono ha potuto replicare di essa. Un’interpretazione che tiene conto delle notevoli diversità dei possibili impianti di riproduzione (dalla radiolina all’impianto hifi) per cui questi equalizza, comprime, taglia e cuce come meglio ritiene per ottenere un prodotto a suo avviso apprezzabile ai più.

Quindi, torniamo a chiederci, quando si parla di “alta fedeltà” a cosa ci si riferisce?
Ci si riferisce semplicemente alla propensione che un sistema di riproduzione ha di essere fedele nei confronti delle informazioni incise sul supporto. Riportarne integra la banda di frequenze con linearità, assenza di distorsione e assenza di compressioni dinamiche.

Ovviamente vi sono norme tecniche (tra cui le vecchie e ben poco “stringenti” norme DIN45500 nate nel 1966) che stabiliscono quando un apparecchio può fregiarsi o meno del titolo “hifi” e che se fossero applicate anche ai nostri giorni sarebbero già sufficienti per mettere al bando molti prodotti opulenti che spesso sono solo specchietti per allodole. Purtroppo ad oggi anche le riviste hanno convenienza a spostare il focus sugli ascolti (…sempre ottimi a quanto è dato leggere) piuttosto che su dati strumentali rilevabili che talvolta vengono sottaciuti quando non lusinghieri.

Tornando alle informazioni incise sul supporto, neppure il tecnico del suono che ha eseguito la registrazione può conoscerle con esattezza essendo l’impianto monitor con cui ha creato il master non esente da difetti.
Quindi se NESSUNO sa con esattezza cosa sia effettivamente finito inciso su un disco, come possiamo stabilire se un sistema ha maggiore fedeltà di un altro?

Semplicemente nel modo in cui potreste valutare la differenza per confronto tra due foto digitali con diversa risoluzione: in quella a risoluzione più bassa oltre a vedere a quadretti perdete molti dettagli dell’immagine e l’espressività della stessa.
Nell’audio capita la stessa cosa: il sistema più trasparente e corretto (ovvero a più alta risoluzione) vi fa ascoltare tante informazioni in più e sono proprio quelle informazioni a non farvi venire il mal di testa, cosa che invece avviene a fronte di suoni scarni ed armonicamente carenti, agli antipodi della vera trasparenza.

Vi sono due cardini fondamentali per ottenere l’”alta fedeltà” al supporto:
1) Ottenere la massima linearità di risposta in frequenza in ambiente
2) Ottenere la massima trasparenza dal proprio sistema audio (il che include il “componente” stanza)

Vediamo quindi insieme gli errori che vengono comunemente commessi e che ci allontanano dal raggiungimento di questi due obiettivi. Mi scuso se per alcuni quanto a seguito sarà sgradevole da digerire…ma talvolta è la medicina cattiva ad essere migliore nel guarire un malessere  🙂 .

Per quanto riguarda il punto uno un errore comunissimo (derivante dalla mancata conoscenza di alcuni principi fondamentali dell’acustica) è quello di scegliere i diffusori prescindendo dalle dimensioni e dalla collocazione che dovranno avere nella propria stanza di ascolto. Diffusori a gamma intera in stanze di medio-piccole dimensioni causano inevitabilmente una forte esaltazione della gamma bassa. Abbiamo infatti un’equalizzatore non escludibile che è rappresentato dalla nostra stanza e che ci esalterà in modo più o meno evidente l’estremo basso. Per tale ragione l’estensione in gamma bassa dei propri diffusori va scelta in funzione delle dimensioni della stanza e del posizionamento sia dei medesimi che del punto di ascolto rispetto alle pareti.
La lettura attenta della pagina raggiungibile al suddetto link vi permette di acquisire alcune conoscenze acustiche di base INDISPENSABILI al fine di rapportarvi in modo costruttivo con il vostro ambiente di ascolto permettendovi di ottenere una buona linearità di risposta in frequenza anche senza l’ausilio di un sistema di misura. Tuttavia, almeno una volta nella vita, non è affatto sconsigliabile eseguire un test di risposta in frequenza con microfono posto nel punto di ascolto a casa propria. Occorre però avere a disposizione un set di strumentazione attendibile…cosa che non è proprio alla portata di chiunque. Inoltre la risposta in frequenza nel punto di ascolto è fortemente influenzata dall’energia dovuta alle riflessioni (e relative risonanze modali) che in una stanza con un medio tempo di riverbero può essere ben più influente dell’energia diretta anche nella gamma medioalta (al di sopra della frequenza di Schroeder) per cui tale rilievo strumentale andrebbe fatto solo a seguito di un adeguato trattamento ambientale.

Sempre riguardante il punto uno c’è un altro errore comunissimo: non è possibile parlare di alta fedeltà con sistemi elettroacustici che emettono in ambiente sia suoni in fase che in controfase. Tutti i sistemi planari (e dipolari in genere) e tutti i sistemi bass-reflex rientrano in questo contesto.
Per poter avere un’emissione fedele in ambiente occorre che l’emissione in controfase sia nettamente attenuata rispetto all’emissione in fase e ciò avviene solamente in sistemi in sospensione pneumatica e in alcuni (non tutti) sistemi a tromba.
Ad oggi il bass-reflex è di gran moda in qualunque fascia di prezzo perchè permette di avere una risposta in frequenza in camera anecoica più estesa sul basso…ma in ambiente questo non è un vantaggio (vedi quanto detto sopra), ma sembra tale se l’acquirente guarda il grafico di risposta in camera anecoica e non ha nessuna conoscenza di acustica….mentre lo svantaggio dell’emissione in controfase lo si nota benissimo sul piano del timbro riprodotto…molto meno naturale. Avere un orecchio accorto aiuta ovviamente molto.

Ultimo aspetto attinente al punto uno è la corretta installazione in ambiente di un diffusore in sospensione pneumatica: l’errore comune è quello di porre distanti dalla parete di fondo i propri diffusori in ambienti mediamente riverberanti. In tale modo si cerca di ricreare una sensazione di maggior fluidità a fronte semplicemente di una maggiore energia riflessa in ambiente ma a scapito di definizione e fedeltà. Tale errata collocazione permette però di mascherare, col riverbero, l’effettivo suono di elettroniche “piatte” e immusicali (e spesso molto costose) che renderebbero difatto inascoltabile il sistema se “smascherate”.
Un diffusore in sospensione pneumatica trova la sua miglior collocazione in ambiente a buona distanza dalle pareti laterali (che altrimenti determinerebbero una prima riflessione importante) e a ridosso della parete di fondo se è da piedistallo (ovvero se ha il woofer distante dal pavimento) altrimenti, in stanze in cui sia impossibile fare ciò, occorre scegliere un diffusore da pavimento (che ha quindi il woofer vicino al medesimo) e applicare il metodo di installazione se si vogliono ottenere i migliori risultati in termini di linearità.
Con il diffusore a ridosso della parete di fondo si ottengono alcuni vantaggi importanti:
a)  Si azzera o quasi il cosiddetto “wall dip”, ovvero la cancellazione da prima riflessione rispetto alla parete posteriore per distanze pari a 1/4 della lunghezza d’onda.
b) Emettendo su un semispazio, la potenza acustica aumenta in gamma bassa di 3dB (l’spl aumenta di 6dB) e quindi scegliendo opportunamente il diffusore in funzione della stanza ed installandolo in modo adeguato (vedi le distanze X, Y e Z del metodo) è possibile sia estendere che rendere maggiormente lineare la risposta in ambiente.
c) “Fondendo” virtualmente due sorgenti di suono nella parete di fondo ci si ritrova in una condizione più prossima all’ideale di emissione stereofonica che presuppone due sorgenti identiche su piano infinito e dotate ciascuna di una perfetta dispersione su 180°.

Per quanto riguarda il punto due ovvero la trasparenza effettiva di un sistema, l’errore più comune è quello di cercarla partendo da una condizione di eccessivo riverbero ambientale. Occorre prima di tutto ridurre l’energia della prima riflessione in gamma medioalta. Il suono (eventualmente) fedele esce solo dai diffusori acustici…tutto ciò che è riflessione sul medioalto è palese perdita di fedelta. Occorre quindi:
a) installare, quando possibile, i diffusori sul lato largo della stanza…lontani dalle pareti laterali.
b) rendere assorbente lo spazio che intercorre tra punto di ascolto e diffusori sia sul pavimento (con un grande tappeto) sia sulle pareti laterali (con quadri assorbenti o drappeggi) che sulla parete posteriore al punto di ascolto se questa si trova in prossimità del medesimo. Fatto questo potete stare certi (soprattutto se non avete un sistema full CCI) che il vostro impianto suonerà nettamente peggio del solito! Ovvero quelle che vi sembravano armoniche e che invece erano solo riverberi della vostra stanza, subiranno una decurtazione e vi ritroverete faccia a faccia col suono reale dei vostri apparecchi!

A questo punto (e solo a questo punto…) è giusto iniziare a scegliere (ovviamente all’ascolto) i componenti del proprio sistema audio essendo molto più sicuri di non prendere lucciole per lanterne…