Fedeltà e piacere di ascolto

Siamo in un periodo storico in cui in campo audio si è propensi a sostenere tutto ed il contrario di tutto e questo argomento è indubbiamente piuttosto dibattuto in tempi recenti…curiosamente lo era molto meno in tempi passati (anni 70-80). Un articolo apparso su una rivista on-line italiana effettua un distinguo tra suono piacevole e suono fedele demonizzando il primo quasi come se si dimenticasse che la massima piacevolezza/godibilità la si ha proprio a teatro con suoni live non amplificati. Dal momento che ho trovato personalmente tale articolo fortemente diseducativo per le nuove generazioni (da diversi punti di vista), esprimo su queste pagine un pensiero alternativo, a beneficio di chi ha la buona abitudine di sentire più “campane” prima di crearsi una propria opinione. Nel suddetto articolo l’autore racchiude tutto ciò che esula dalla fedeltà nel termine “distorsione”, una limitazione interpretativa d’altri tempi. Se la bontà sonora di un impianto fosse semplicemente valutabile con un grafico di distorsione e con uno di risposta in frequenza, questo stesso sito non avrebbe senso di esistere (a parte la sezione riguardante le risposte in frequenza su carico reale) e tutto sarebbe molto molto più semplice ma purtroppo la realtà non è questa ma ben diversa e l’ascolto rimane ad oggi ancora l’unico modo per discriminare suoni diversi. Un altro aspetto che viene demonizzato su tale articolo è la compensazione (chiamata “politica del cerotto”) commettendo, a parere di chi vi scrive, un errore palese derivante dalla generalizzazione con cui viene utilizzato tale termine. In campo audio TUTTI (incluso l’autore di quell’articolo, che abilmente glissa dal descrivere quali NON siano “le politiche del cerotto”) mettiamo in atto delle compensazioni, anche la semplice installazione ambientale di un diffusore (ovvero la ricerca del miglior posizionamento) altro non è che il tentativo di compensazione in frequenza del diffusore in funzione dell’ambiente in cui questo viene installato, al fine di ottenere la risposta in frequenza più lineare ed estesa possibile. Occorre quindi fare un distinguo per quanto riguarda le compensazioni, esistono infatti due ben distinte casistiche:
1) compensazioni atte al cambiare solo la risposta in frequenza del sistema, migliorandone la linearità ma che non influiscono (o influiscono in modo minimo) sulla trasparenza del sistema stesso.
2) compensazioni atte a nascondere difetti di trasparenza ovvero il tentativo di nascondere i difetti in primis delle elettroniche che il più delle volte si evidenziano con alti taglienti, suoni piatti come manifesti e senz’anima e/o particolarmente aggressivi e fastidiosi. Molti costruttori odierni di diffusori già adottano tale tipo di compensazione rendendo meno trasparenti i loro prodotti al fine di renderli più “universali” quando inseriti in impianti che hanno (indipendentemente dal costo) un basso livello di trasparenza (ovvero la stragrande maggioranza).

Nel suddetto articolo si riporta inoltre l’esempio di una compensazione che avverrebbe tra il basso esuberante di un giradischi Linn e la carenza sul basso di una RIAA Naim al fine di motivare una “sinergia” ed inventando in tal modo l’ennesimo “caso” infondato tra quelli che circolano in rete dal momento che NESSUN giradischi esalta o attenua in modo misurabile gamme di frequenza per il semplice motivo che non è attraversato dal segnale! Nutro altresì forti dubbi sul fatto che in Naim non si sia capaci di fare una RIAA corretta in gamma bassa…ma non ho avuto occasione di misurarne una per cui mi astengo da ogni valutazione. Che poi non sia esente da critiche sia il suono Linn che quello Naim per quanto riguarda la sonorità espressa…beh, col sottoscritto si sfonda una porta aperta, ma le ragioni vanno ricercate altrove e non nella risposta in frequenza. Vi possono comunque essere casi simili, e fondati, che rientrano nella prima casistica come l’esempio suddetto della collocazione dei diffusori in ambiente oppure l’esempio di una testina che ha un picco di esaltazione all’estremo alto della gamma e compensa un tweeter che ha invece alti calanti. Tanti esempi si possono fare e nel caso tali compensazioni di risposta in frequenza non comportino un peggioramento della trasparenza del sistema, sono strabenvenute in quanto migliorano proprio la fedeltà del sistema stesso rendendolo più lineare (ovviamente nell’ipotesi che chi le compie sappia ciò che sta facendo…).

Il discorso è agli antipodi per quanto riguarda invece le compensazioni appartenenti alla seconda casistica, in cui in un sistema che può essere anche discretamente lineare e supposto pure correttamente installato in ambiente, si può assistere ad una prestazione da “trapano a percussione” o ad una prestazione “da tendone da 5cm di spessore interposto”. In tal caso si rientra effettivamente nel genere di effetti che vengono riportati in quell’articolo ovvero in quel genere di interventi che si mettono in atto al fine di nascondere qualcosa di sgradevole. Ma questo non significa affatto avere maggior “piacere di ascolto”, semmai significa riuscire ad avere maggior sopportabilità dell’ascolto di un sistema che sarebbe altrimenti una tortura per le orecchie. In un sistema poco trasparente si comprimono drammaticamente le differenze tra le incisioni, che assumono tutte un carattere simile di mediocrità. Quando ci si rende conto di questo, si smette di cercare di nascondere quelli che sono gli effetti della mancanza di trasparenza (che NON si evidenziano come distorsioni misurabili nel 90% dei casi purtroppo…) e si cerca di comporre un sistema audio mettendo insieme apparecchi che all’ascolto siano liberi armonicamente e al contempo lineari (la ricerca sui “perchè” che personalmente ho svolto fin dal lontano 1983 nasce proprio dalla constatazione di tale necessità). Quando si passa da un sistema sufficientemente lineare ma non trasparente ad uno in cui è presente sia linearità che trasparenza si percepiscono maggiormente le differenze tra le registrazioni e al contempo si apprezzano molte più incisioni accorgendosi che molti dei difetti (fatica di ascolto, crudezza, etc) che si attribuivano alle incisioni medesime erano in realtà dovuti alla mancanza di trasparenza/libertà armonica del sistema.

Se la risposta in frequenza è infatti compensabile, non lo è affatto la carenza di trasparenza: o la si ha o…auguri!

Purtroppo la difficoltà dell’appassionato è proprio nel trovare apparecchi dotati di trasparenza vera, che sono, indipendentemente dal costo, molto rari. Spesso quindi si cade come si usa dire “dalla padella alla brace” quando magari si abbandona un ampli a stato solido convenzionale, lineare come risposta ma piatto come un manifesto all’ascolto, per acquistare amplificazioni che fanno parte della “fabbrica dei colori” ovvero che hanno una risposta in frequenza su carico reale da montagne russe. Non si risolve nulla in tal modo…si passa da un difetto ad un altro genere di difetto. Per meglio comprendere come è possibile valutare all’ascolto un sistema audio con buona attendibilità, consiglio la lettura attenta dell’articolo l’ascolto