Boston A200

Riporto sul sito, dopo sei anni dalla pubblicazione sulla rivista Audio Review, alcuni miei articoli riguardanti i diffusori che più mi stanno a cuore. L’articolo a seguito lo trovate nella rubrica “SENZA SCADENZA” su AR n.387. E’ riportata in blu nel presente articolo una piccola integrazione rispetto a quanto pubblicato all’epoca sulla rivista.

L’eccellenza tra i diffusori-ambiente

Il diffusore di cui ci occuperemo questo mese è l’unico “diffusore-ambiente” (vedi l’articolo “l’equalizzatore non escludibile” su AR n.385) che fa parte di questa top-ten vintage. La Boston Acoustics venne fondata nel 1979 negli Stati Uniti da Andy Kotsatos (ricerca e sviluppo) e Frank Reed (commerciale). Erano amici con un passato lavorativo in comune alla Advent e ancor prima in KLH. La prima gamma di diffusori prodotta e importata in Italia nel 1981 era una serie di diffusori-ambiente a due e tre vie che applicavano a piene mani le soluzioni consigliate da Allison. L’A200 era il modello top di gamma ed ebbe un notevole successo commerciale negli Stati Uniti e in Canada mentre non ebbe altrettanta fortuna in Europa. Questo aspetto, a 36 anni di distanza dalla loro commercializzazione (riferito alla data di pubblicazione dell’articolo ndr), viene a determinare il loro principale difetto se così lo possiamo definire: la difficile reperibilità. L’A200 è un diffusore che non passa inosservato presentandosi come un monolite di ragguardevoli dimensioni sia in altezza che in larghezza ma al contempo decisamente elegante grazie al ridottissimo spessore. Per determinare il successo commerciale di un prodotto non è sufficiente la sua validità tecnica ma deve anche venire adeguatamente distribuito e presentato e, al contempo, non deve andare troppo contro corrente perché altrimenti non viene compreso/desiderato dall’appassionato. Purtroppo nell’A200, come del resto in tutti i diffusori-ambiente, fu mal digerita dal mercato la necessità di porre il diffusore a ridosso della parete di fondo perché interpretata da molti come una limitazione e non come un vantaggio. Generalmente infatti si predilige un’installazione con diffusori distanti dalla parete di fondo perché si pensa che così possa aumentare la profondità dell’immagine. Ma siamo certi che ciò corrisponda al vero? Il rischio è quello di scambiare i riverberi del nostro ambiente di ascolto (che nulla hanno a che vedere con quanto presente nella registrazione) per profondità di riproduzione, cercando di compensare in tal modo le carenze di tridimensionalità presenti nelle elettroniche a monte. La parete di fondo, come Allison ha dimostrato, può essere molto utile per ottenere una resa coerente nella risposta in ambiente in gamma bassa se sfruttata in modo corretto mentre, per quanto riguarda il mascheramento da prima riflessione sul medioalto, la si può trattare acusticamente e/o utilizzare diffusori che abbiano una ridotta emissione per angoli superiori a 180° come è il caso appunto delle Boston.

La tecnica

Di perfetto a questo mondo non c’è nulla e l’A200 non fa eccezione a questa regola pur essendo, a parere dello scrivente, uno tra i migliori compromessi che sia possibile mettere in atto nella progettazione di un diffusore a tre vie (a condizione di correggere un aspetto in cui diverge dalle direttive di Allison e che vedremo a seguito). Il filtro partitore presenta pendenza di 12dB/oct. sul passa alto del tweeter mentre gli altri filtraggi sono tutti del primo ordine con rete di compensazione d’impedenza sul woofer. Le frequenze di incrocio sono a 450Hz e 3000Hz. Notare che anche qui (come sulle già trattate IMF SC II) il tweeter non presenta attenuazione tramite rete resistiva, un aspetto che presenta una certa influenza sul suono mentre il midrange viene attenuato con resistenza di 1,5ohm posta a monte di una rete di compensazione di impedenza per cui mantiene comunque ottima linearità a fronte di tale attenuazione.

L’A200 è un diffusore che applica quasi alla lettera le soluzioni di Allison ma non si limita a questo: l’emissione dell’intera gamma affidata a midrange e tweeter avviene totalmente (caso molto raro a quanto mi è dato conoscere) in un semispazio rappresentato dalle ampie dimensioni del pannello frontale. La larghezza del diffusore di 53cm comporta infatti un’emissione su angolo solido di 2π steradianti a partire da 325Hz il che significa che al di sopra di questa frequenza, indipendentemente dalla collocazione, il diffusore mantiene un’impedenza di radiazione costante fino all’estremo superiore della gamma audio e ciò si traduce in una risposta in frequenza massimamente lineare (altoparlanti e crossover permettendo) e con una coerenza di emissione lodevole. Nel momento in cui il diffusore viene posto a ridosso della parete posteriore anche il woofer viene a lavorare in un semispazio e quindi l’A200 è probabilmente il “baffle infinito” più autenticamente definibile tale che possa venire concepito per un’installazione in una comune abitazione. A cosa si deve quindi la “quasi” applicazione delle indicazioni di Allison? Lo si deve ad una distanza del woofer dal pavimento un poco abbondante per una frequenza di incrocio col midrange posta a 450Hz e questo purtroppo lo si paga con un certo alleggerimento del mediobasso. Essendo l’onda riflessa dal pavimento comunque molto prossima alla sorgente del suono è ragionevole supporre che la parziale cancellazione dell’emissione del woofer avvenga già ad iniziare dalla distanza di 0,25 λ dal pavimento (ovvero metà lunghezza d’onda considerando andata e ritorno a filo pannello). Se quindi facciamo due conti con la distanza di 22cm (altezza del woofer) abbiamo 344/88 = 390Hz, frequenza che rientra nella gamma riprodotta dal woofer creando quindi irregolarità. La soluzione c’è ed è per fortuna a portata di cacciavite: si tratta semplicemente di rimuovere lo zoccolo posto sotto ai diffusori togliendo le quattro viti che lo fissano e che sono agevolmente accessibili dall’esterno. Fortunatamente i fori per tali viti non sono passanti e quindi non viene compromessa la tenuta d’aria del diffusore. In tal modo l’altezza del woofer diventa 17cm e rifacendo il calcolo 344/68 = 505Hz, frequenza al di fuori dalla gamma riservata al woofer con pieno rispetto delle direttive allisoniane. Questo all’ascolto si traduce in un considerevole recupero di delicatezza sul medio ed una decisamente migliore coerenza sul medio basso. Un errore di questo genere a fronte di un progetto assolutamente ambizioso come questo fa pensare che questo diffusore possa essere stato originariamente concepito senza la base di rialzo e solo per ingentilirne l’aspetto estetico sia stata scelta questa soluzione per la commercializzazione: l’occhio si sa vuole la sua parte, talvolta più di quanto non faccia l’orecchio al fine dell’acquisto di un prodotto audio. Va comunque chiarito che questo aspetto, da solo, influisce all’ascolto al punto che questo diffusore non sarebbe probabilmente entrato a far parte di questa selezione con il rialzo montato. La larghezza accentuata del diffusore ha un altro vantaggio: limita sensibilmente l’emissione posteriore (ovvero per angoli di emissione superiori a 180°) della sezione medioalta limitando per ciò altrettanto sensibilmente l’effetto di mascheramento che la prima riflessione sulla parete posteriore avrebbe su tale gamma di frequenza. Ciò significa che se avete un tendone pesante dietro ai diffusori male non fa, ma con questo diffusore il beneficio che si ottiene è ben più ridotto che con altri. Sull’esemplare provato il woofer in sospensione pneumatica ha risonanza in cassa a 42Hz con Qt di 0,67 e permette di classificare questo diffusore tra quelli ragionevolmente definibili a gamma intera. Internamente la cassa presenta rinforzi posti in modo asimmetrico che si intravedono anche dal frontale in quanto corrispondono alla disposizione delle viti a vista. Il midrange a cono lavora naturalmente in un volume dedicato. 

L’installazione

Come per tutti i diffusori-ambiente l’installazione va eseguita in base alle indicazioni del costruttore: occorre semplicemente posizionare il diffusore quanto più vicino possibile alla parete di fondo ovvero a non più di 4-5cm misurati dal pannello posteriore. Tale sistemazione comporta il naturale sfruttamento dei due rinforzi (parete posteriore e pavimento) previsti in sede di progetto e fondamentali con questo diffusore che risulta altrimenti alleggerirsi in gamma bassa e medio bassa per distanze progressivamente maggiori. Essendo le distanze X e Z già vincolate, faremo riferimento al già citato articolo l’”equalizzatore non escludibile” solo per quanto riguarda la disposizione possibilmente sul lato largo della stanza e la tipologia d’installazione più adatta che, a fronte della già adeguata estensione in frequenza, risulta essere un “caso C”.
L’A200 è il primo diffusore preso in esame in questa rubrica che presenta disposizione degli altoparlanti in asse di simmetria verticale. Entrambi i diffusori sono installati paralleli alla parete di fondo. Ciò è normalmente preferibile a fronte delle seguenti condizioni:

  • La disposizione degli altoparlanti del sistema deve essere in asse di simmetria verticale
  • Occorre disporre di tweeter non direttivi ma dotati di un ottimo diagramma di dispersione orizzontale
  • Occorre impostare un triangolo di ascolto con distanza tra i diffusori ben inferiore a quella che si ha tra diffusori e punto di ascolto (un rapporto 2 a 3 va già bene).

Ciò non è frutto di fantasia ma ha una sua ragione d’essere: per mantenere l’effetto stereo originale senza ricreare un’immagine propria dovuta al diffusore o alla disposizione dello stesso, entrambe le sorgenti che emettono suono in ambiente dovrebbero essere tra loro identiche (concezione che è alla base della stereofonia) rispetto al piano virtuale di emissione che le accomuna.

Un altro aspetto preso in considerazione solo da alcuni (rari) costruttori ma che ha purtroppo notevole influenza sul suono è quello relativo al disaccoppiamento vibrazionale del crossover. Nelle due precedenti puntate abbiamo preso in esame diffusori in cui il crossover era smorzato elasticamente nel montaggio rispetto al mobile e l’accoppiamento al pavimento del diffusore era all’ascolto migliorativo se fatto in modo rigido. In questo caso (il primo che incontriamo in questa rubrica ma non sarà l’unico) i componenti del crossover sono rigidamente incollati, secondo consueto malcostume americano (AR, Advent, etc.) al pannellino posteriore su cui si trovano anche i morsetti di uscita e quindi non c’è modo di disaccoppiarlo dal punto di vista vibrazionale. Esiste un modo per limitare i danni? Personalmente ho riscontrato in questi casi sempre un beneficio con il disaccoppiamento dal pavimento di parte del diffusore tramite spessorazione in feltro e ciò trova riscontro all’ascolto anche con questo diffusore: si tratta di interporre quattro comuni feltrini adesivi tra la base e il pavimento. Quando saremo giunti all’ultima puntata di questa rubrica, dopo aver esaminato una decina di diffusori, verificheremo se c’è corrispondenza tra quelli che offrono le migliori prestazioni all’ascolto se disaccoppiati dal pavimento in tal modo rispetto e quelli che hanno crossover fissato rigidamente, ovvero se c’è un’effettiva correlazione tra questi due fattori.
In ultimo l’A200 non gradisce avere il sistema audio collocato tra i diffusori o di avere mobilio vario nelle immediate vicinanze: è comprensibile che, data la collocazione a ridosso della parete di fondo, verrebbero esaltati i mascheramenti derivanti da riflessioni su oggetti lateralmente vicini. Se quindi avete l’impianto posto sulla parete laterale, in questo caso (e non solo in questo caso) sarebbe buona cosa. Per i perfezionisti che vogliono ottenere il massimo consiglio inoltre di trovare (inevitabilmente “ad orecchio”) il verso dei quattro fusibili presenti e di bloccarne i cappucci di chiusura (vedi foto) con un poco di blu-tack o altro tipo di stucco simile al fine di impedirne vibrazioni spurie nocive.

L’ascolto

Ricordate il GEI ? Era l’acronimo di Gruppo Esoterico Italiano ed era negli anni ’80 una sezione a parte ritagliata nell’ambito della fiera della musica di Milano ove si potevano ascoltare sistemi top in saloni acusticamente trattati (erano sale convegni) e di ragguardevoli dimensioni. Bene, era il 1981 o 82 non ricordo, ma rimasi colpito da come questo sconosciuto diffusore riuscisse a riprodurre la 1812 di Tchaikovsky pur a fronte della sistemazione in un salone di notevoli dimensioni. Uno dei rari suoni che mi sono rimasti impressi nella memoria tra quelli ascoltati in giro per mostre. Non trovando all’epoca un distributore nella mia zona del marchio Boston, lentamente il desiderio di provarlo a casa venne a sfumare. Solo in tempi recenti si è riacceso l’interesse dopo averle casualmente “reincontrate” a casa di un conoscente. Questo diffusore non crea problemi di pilotaggio ne’ dal punto di vista dell’efficienza che è di 90dB ne’ per quanto riguarda la difficoltà del carico non particolarmente reattivo e che ha sul basso un’impedenza minima di 6ohm a 150Hz, ma per farne esprimere le potenzialità occorre avere quella costante che le accomuna a tutti i diffusori trasparenti, ovvero serve a monte un sistema dotato di grande rispetto per la musica: occorre sempre ricordare che un diffusore può al massimo riprodurre qualitativamente ciò che entra dai suoi morsetti.
L’ascolto si è svolto con un’installazione “caso C” e sostituendo la tela originale con un foglio di spugna a celle aperte per altoparlanti; un materiale ormai in disuso tra i prodotti “home” odierni ma molto utilizzato negli anni ’70-’80 (ad esempio sull’AR 10π) e che offre con alcuni diffusori una prestazione piuttosto convincente all’ascolto. Tale spugna è reperibile con differenti porosità ed offre buona trasparenza in asse mentre funziona da assorbente per la gamma alta a filo pannello riducendo così il problema della diffrazione sui bordi. Proprio per tale ragione è da preferire quella che “a vista” è meno trasparente in quanto risulta anche quella maggiormente assorbente a filo pannello. Personalmente ho utilizzato la Monacor (MDM-8602) spessa 10mm, che ha assolto ottimamente il suo compito acustico pur risultando di dimensioni inferiori al lungo pannello dei Boston per cui occorre incollarne due pezzi se si vuole coprire tutto il frontale. Come supporto per tale spugna sono stati semplicemente impiegati i piolini originali sporgenti dai diffusori, evitando i due centrali. E’ sconsigliabile lasciare questo diffusore in versione “nude look” (ovvero senza copertura frontale) in quanto il diffusore diventa spavaldo e piuttosto crudo in tali condizioni. Per contro il telaio/tela in dotazione tende ad “inscatolare” la prestazione di questo diffusore spegnendone in parte la vivacità. La spugna fornisce una resa che abbina timbro e trasparenza permettendo l’espressione delle potenzialità effettive del diffusore. In tali condizioni l’A200 fornisce una prestazione da primo della classe in tema di spazialità e ampiezza dell’immagine ricreata con una tridimensionalità e timbrica notevoli e soprattutto offre una convincente sonorità. Bellissima la resa del pianoforte con questo diffusore o anche di una batteria, molto live. Imponente la resa dell’orchestra dotata di prospettiva e svincolata dai diffusori. Quest’ultima caratteristica, ovvero la non “forzatura”, è fortemente influenzata dalla spessorazione in feltro rispetto al pavimento. Le voci femminili, che erano tendenzialmente un poco aggressive con la base del diffusore installata, trovano invece la loro delicata umanità riportando quelle sfumature di intonazione che fanno la differenza tra un diffusore normale e uno “senza scadenza”. Anche questo diffusore non è esente dal ricreare un’immagine propria a fronte della disposizione degli altoparlanti, ma la spazialità con cui riesce a riportare l’evento musicale fa chiudere un occhio su questo peccato veniale. Successivamente alla pubblicazione dell’articolo mi sono accorto che un’ottima alternativa, migliorativa rispetto alla spugna, la si ottiene con l’originale telaio/tela anteriore a condizione di allargare i due fori centrali di tenuta in modo che tale telaio risulti tenuto solo dai quattro piolini in prossimità degli angoli anzichè dai sei piolini previsti.


Conclusioni

Un diffusore per chi non ama le mode e non si ciba degli stereotipi tipici di cui questo settore è affetto, ma semplicemente vuole godersi la sua musica e per farlo è disposto a qualche sacrificio in termini non tanto di costo ma soprattutto di attesa, perché può servire il tempo di una gravidanza prima di trovarne una coppia ben tenuta! Però talvolta le attese ripagano piacevolmente. Le indicazioni relative alla tipologia di stanza maggiormente adatta a ciascun diffusore sono fornite in questa rubrica proprio per evitare sorprese potendo scegliere il diffusore che meglio si adatta alla propria abitazione; quindi non cercate le A200 se non avete la possibilità di accostarle alla parete posteriore ma nel caso siate nella condizione classica di un “caso C” questo è un diffusore che, con qualche piccolo accorgimento, è in grado di dare grandi soddisfazioni.

Massimo Ambrosini