1° Meeting Roma – Cinecittà

Sabato 19 gennaio 2008

 alcuni commenti tratti dal forum (e parte riportati da altro forum)

Avrei preferito evitare, ma dopo aver letto un po’ di cose che ritengo non completamente esatte mi sento di dover dare il mio piccolo contributo a questa discussione. Ho assistito al meeting sia la mattina che il pomeriggio e ne sono stato contento, perché in entrambi i casi ci sono stati avvenimenti unici e non replicati, che chi ha assistito ad una sola parte non può conoscere. Intervengo poco su questo e altri forum per cui non sono personaggio noto; solo per completezza di informazione comunico che il mio lavoro si svolge nell’ambito tecnico della Rai, per cui sono abituato ad una riproduzione sonora di qualità elevata, sia pure secondo standard che definirei ‘professionali’ piuttosto che che da ‘audiofili’ o amanti dell’hiend in generale. Un solo nome – Genelec – su tutti, per intenderci. In più sono amante dell’hifi Vintage – come dicevo ieri ad Ambrosini, l’impianto con cui ascolto musica, cuffia elettrostatica compresa, in tutto fa circa 150 anni e non lo trovo affatto in contraddizione né in contrasto con i mezzi che uso tutti i giorni per lavoro. Sarei potuto entrare a Cinecittà in maniera autonoma (non ho bisogno di permessi) ma ho preferito evitarlo; inoltre non mi sono qualificato né sono intervenuto attivamente nelle discussioni preferendo ascoltare. Mi sono iscritto in lista come gli altri, intendendo partecipare veramente come ‘ultimo fra gli ultimi’ e così ho fatto, per poter vivere il tutto nella massima discrezione e serenità. La mia unica esperienza di ascolto Grundig precedente è stata a casa di un ingegnere elettronico – preciso che non si tratta di uno sprovveduto, bensì una persona che, solo per fare un esempio, si è autocostruito un DAC di notevolissime prestazioni, testato in contesti anche di livello con egregi risultati. Scoperto il suono-Grundig, ha deciso di sostituire integralmente il suo impianto tradizionale. Il suo sistema appena installato, pur non ancora totalmente ottimizzato in ambiente, mi ha fornito risultati tali che da incuriosirmi assai; mi sono quindi iscritto al meeting. Ciò che mi ha colpito di più? Indubbiamente, su tutto, la pochezza sonora dell’accoppiata Meridian-Levinson-NuForce-Thiel, carente sotto tutti i punti di vista già in valore assoluto, ma ancor di più al confronto col sistema Grundig di Ambrosini, su cui però esprimerò pareri solo dopo. Questo non può che far riflettere, perché parlando di Alta Fedeltà debbo presumere che stiamo parlando di lettori che riescano ad estrarre dalla sorgente più informazioni possibili, amplificatori che siano il più possibile assimilati all’ideale ‘filo con guadagno’ fornendo una erogazione di potenza la cui modalità non sia condizionata dalla difficoltà del carico assegnatogli (ovviamente sempre entro valori ragionevoli) e diffusori che, entro i limiti per cui sono stati progettati (ad esempio le dimensioni della stanza, anche se c’è chi si ostina a comprare casse secondo i suoi gusti, indipendentemente da dove le andrà a collocare) dovrebbero esibire una risposta in frequenza in ambiente il più possibile lineare. Detto questo e visto che il sistema ideale non esiste, ci si potrebbe aspettare che un sistema mai provato ma assortito solo per l’occasione possa essere sbilanciato – ad esempio – dal punto di vista timbrico, ma che comunque lasci intuire grinta e classe, dal momento che ogni componente top dovrebbe avvicinarsi, indipendentemente di suo, alle caratteristiche ideali. Ciò non è avvenuto ed il confronto con il full Grundig, poi, è stato veramente impietoso perché nella comparazione mancavano informazioni sia musicali che ambientali: quello che pur era riprodotto, in poche parole, era sterile e senza vita. Si può dedurre allora che ci siano sistemi anche stra-hi-end che possono suonare decentemente (non bene, dico proprio decentemente) solo se accoppiati opportunamente tra di loro, ma allora non si capisce perché tanto astio e polemiche (e ne ho lette a quintalate) verso i Grundig, che in effetti sembrerebbero richiedere uguale sinergia per poter dare il meglio. Oppure, altre ipotesi possibili: che le Thiel siano un carico così difficile da risultare impilotabili (ma allora per chi le fanno) o, in alternativa, che i NuForce siano una mezza mozzarella (mentre solitamente hanno ben altra fama). Leggo che la tesi più accreditata è l’incompatibilità pre/finale, cosa forse possibile ma non meno sorprendente considerando la funzione che questi due soggetti dovrebbero svolgere, abbastanza standard anche se ognuno nel proprio ruolo. Da notare poi anche col Densen, che da integrato non ha problemi di interfacciamento pre/finale, le Thiel non cantavano, spernacchiavano. In poche parole, quel che intendo affermare è che da questo discorso non se ne esce sic et simpliciter con la coperta corta della ‘mancata sinergia’: per chi non c’era di mattina, stiamo parlando di una unità di grandezza inferiore all’altro sistema, non di sfumature. All’unanimità dei presenti si è quindi ripiegato su quello che c’era a disposizione: mantenendo il lettore Meridian, adoperare l’accoppiata ampli Densen/diffusori Chario su stand un po’ fortunosi. Non senza prima aver provato le Thiel anche col Densen. Indubbiamente andava un po’ meglio dell’accoppiata Levinson/NuForce, ma risultato sempre carente e inferiore al full-Grundig in maniera oserei dire imbarazzante. Un’ultima cosa, tanto per completezza di informazione: è stata tentata per curiosità anche l’accoppiata Grundig/Thiel, ma l’ampli piccoletto non ce la faceva proprio. Da quel poco che si è sentito, e a volumi possibili per lui, la cosa sorprendente è che non ha fornito qualitativamente (non quantitativamente) una prova così indegna se paragonata alla precedente accoppiata deludente di maggior blasone e potenza. In ogni caso, tanto per smorzare gli entusiasmi ‘democratici’, suono mediamente ‘asfittico’ per entrambi, sia pur in maniera diversa. Di quel che abbiamo sentito dopo riporterei solo questo episodio abbastanza illuminante: ascoltato con entrambi i sistemi un disco registrato da Marco Lincetto, quest’ultimo (e chi meglio di lui poteva saperlo) sosteneva che nessuno dei due suoni si avvicinava molto – per motivi diversi – a quello originale da lui ricercato e ascoltato in fase in incisione.
Provata quindi l’accoppiata ibrida lettore/ampli Grundig con le casse Chario lo stesso Lincetto affermava che, dei tre, quest’ultimo era il suono che meglio approssimava quello ricercato, pur senza raggiungerlo.
A parità di diffusori e ambiente, quindi (un salone di 120 mq con soffitto altissimo ma acusticamente abbastanza buono, tranne una risonanza su una specifica frequenza bassa), risultava vincente un sistema composto da un lettore preistorico di 25 anni fa ed un ampli di stessa età da 25×2 watt, di fascia consumer, peso irrisorio e dalla componentistica interna assolutamente commerciale cablato con cavi comprati in blister alla GBC, confrontati ad un lettore hi-end ed un amplificatore – seppure non top – quantomeno di moderna concezione.
E questo non detto dall’ultimo arrivato, ma da chi il disco l’ha inciso. Anche qui problema di ‘sinergie’? Probabilmente, ma sono già due indizi e, come si dice in gergo poliziesco, al terzo c’è una prova. Mi è sembrato, quest’ultimo, un risultato molto interessante, al di là del disappunto (neanche tanto velato) del pur ottimo e preparato Ambrosini, che da Lincetto avrebbe senz’altro preferito un commento positivo sulla catena ‘Full Grundig’ nel suo complesso. Trovo invece che questo fatto rivesta un significato ancora superiore, perché porta questi apparecchi dall’aspetto dimesso e pochissimo seducente ad un valore assoluto, anche al di là delle accoppiate con altri dello stesso marchio. E smonta molte certezze sugli ‘enormi progressi’ che qualcuno sostiene siano stati ottenuti in questi anni. In finale, i commenti di alcuni musicisti (purtroppo mi sfuggono i nomi) si sbilanciavano a favore della catena Grundig, quella di altri appassionati audiofili a favore dell’altro sistema, questi ultimi con argomentazioni anche sensate. Chi parlava di definizione, chi di microdinamica, chi di mancanza di cattiveria, tutti argomenti in teoria giusti ma facilmente ribaltabili allo stesso tempo: un suono più secco e cattivo può risultare ad alcuni più definito o ‘scolpito’ solo perché sono venute a cadere le informazioni ambientali, che non sono un disturbo aggiunto bensì parte integrante del segnale musicale. E tanto più si è abituati ad ascoltare hifi o musica riprodotta (e questo vale anche per i professionisti del settore) piuttosto che musica vera, quanto più certe sensazioni possono diventare più marcate e consolidate nel proprio bagaglio di ricordi sonori. Il tutto, ovviamente, in perfetta buona fede. Certo è che la mancanza di potenza dell’ampli Grundig influiva pesantemente sulla capacità dinamica: quindi timbro sostanzialmente corretto e assolutamente gradevole, ma incapacità di ricostruire grandi masse sonore – come quelle orchestrali – a volumi credibili in quell’ambiente. Si chiedeva forse il miracolo, che ovviamente non c’è stato. Una prestazione eccellente, e in valore assoluto, invece, direi di sì. Il problema del basso rimbombante, poi, che qualcuno ha definito inascoltabile, era stato diagnosticato da Ambrosini come una stazionaria a frequenza ben definita già dalla mattina presto, e confermato poi dal giovane tecnico del suono che, intervenuto solo nel tardo pomeriggio, ha portato una sua registrazione in alta definizione di un trio acustico. Confrontandone l’emissione in sala con i suoi ricordi dell’evento dal vivo e col monitoraggio della sorgente in cuffia, arrivava alla medesima conclusione dicendo le stesse identiche parole da me sentite la mattina pronunciate da Ambrosini; a meno che qualcuno non pensi che si fossero messi d’accordo e che il fonico fosse una ‘spalla’, cosa alquanto irragionevole.
Probabilmente la verità sta nel mezzo e le casse di Ambrosini avevano veramente un piccolo problema di esuberanza in basso mentre le Chario, meno performanti in quella gamma anche per motivi ‘fisici’, non riuscivano ad eccitare la risonanza con sufficiente energia. Per quanto riguarda le Thiel per quel che si è potuto sentire non avrebbero potuto eccitare un bel nulla, ripeto sembravano agonizzanti tanto da essere abbandonate al più presto. Piccola parentesi polemica: ho letto che qualcuno ha parlato di suono mediocre in tutta la prova, paragonabile a impianti entry-level o poco più. Se sono in grado di fornire i nomi li ringrazio, ne comprerei subito uno per la camera di mio figlio. All’ultimo Roma HiEnd ho sentito cose al cui confronto il sistema Full Grundig è un coro di cherubini angelici. Rimane il fatto che assortendo il sistema ‘moderno’ con più attenzione e presentandosi la controparte con un ampli più muscoloso – a dir la verità Ambrosini & C. hanno pure tentato di rimediarne al volo uno sulla piazza di Roma in mattinata, ma senza esito – sarebbe stato un confronto ancor più interessante. Ma già così è risultato un lodevole esperimento, e il ringraziamento va a tutti coloro che si sono prodigati in maniera assolutamente gratuita, in testa a tutti gli appassionati Daniele e Mario che ho conosciuto di persona ieri. E ovviamente lo stesso Ambrosini, nonché i generosi ‘prestatori’ di apparecchi moderni. Sta di fatto che volendo disassemblare l’ascolto ‘per parti’ il sistema Grundig non si è dimostrato immune da qualche critica; volendolo invece prendere ‘in blocco’ è assolutamente equilibrato, godibilissimo e senz’altro potrebbe essere un punto di arrivo definitivo per molti amanti della musica e non della tecnica in sé, come sostenuto dallo stesso Lincetto. Peccato che ormai questi apparecchi siano talmente vecchi che è molto difficile trovarne in buone condizioni. C’è chi per trovare un ampli buono ne ha comprati su eBay tre, di cui due rivelatesi ‘ciofeche’: in questo caso anche il risparmio potrebbe andare a farsi friggere, e non è cosa da sottovalutare. Purtroppo non risulta che in commercio vi siano apparecchi nuovi concepiti con questa filosofia musicale d’ascolto, che sarà pure ‘old style’ ma che tanto appassiona una certa fetta di persone, affatto visionarie e assolutamente non sprovvedute in campo musicale, e me ne sono reso conto personalmente ieri. Peccato, perché potrebbe essere un interessante completamento dell’offerta del mercato. Per ultimo, i vari ‘giochetti’ di Ambrosini, quali l’inserire e disinserire dalla presa di rete l’altro impianto (spento) mentre suonava il Grundig, o appoggiare un peso (nel caso un LP in vinile) sul lettore CD Grundig in fase di lettura, comportavano, come da lui predetto, un peggioramento netto e macroscopico delle prestazioni, avvertito all’unanimità.
O almeno credo – non lo si è riscontrato per alzata di mano – ma se qualcuno non l’avesse sentito vuol dire che evidentemente avrebbe seri problemi uditivi, e di conseguenza nessun titolo per parlare di tutto il resto. Su ciò che esso però significhi e comporti non c’è molta chiarezza. La cosa è ritenuta un pregio da Ambrosini, in virtù della famosa raffinatezza circuitale/costruttiva (da lui denominata coll’acronimo CCI, Circuit Chassis Interface) che renderebbe gli apparecchi estremamente sensibili a qualsiasi ‘inquinamento’ esterno di realtà non concepite con la stessa filosofia, ma può anche essere vista dall’utente come una variabile problematica in più nell’installazione in ambiente. Anche qui trovare verità assolute è abbastanza arduo. Ci sarebbe altro da dire ma ho già scritto assai per il mio costume, e non intendenderei ritornare sull’argomento; chiudo qui col ricordo di una bella giornata (magari si potesse ripetere) e del confronto di persone molto preparate e, mi sembra, mai mosse da astio pur se su posizioni molto differenti: Lincetto e Ambrosini su tutti. Miglior risposta a chi interpretava questo incontro come una sorta di moderna ‘disfida di Barletta’ non poteva esserci. Personalmente ho scoperto qualcosa che non conoscevo; ed essendo appassionato di Vintage, credo proprio che la approfondirò. Parere puramente personale, s’intende. Un saluto a tutti gli utenti del Forum
Andrea

ps: Ho sentito l’unica macchina capace di riprodurre alla perfezione il violino di Accardo. E’ il suo Stradivari…


Torno solo ora on-line e vorrei a mia volta ringraziare tutti i partecipanti a questo evento soprattutto per il clima cordiale e amichevole con cui si è svolto l’incontro che penso sia stato per tutti comunque piacevole.
Ringrazio Marco Lincetto per la stima evidenziata nelle sue parole, stima che contraccambio sottolineando come personalmente apprezzo molto la “trasparenza” anche nelle persone e sicuramente Marco ne è dotato.
Personalmente non entro nel merito dei giudizi finora espressi in quanto ritengo (e ho sempre ritenuto) che ciascuno deve cercare ciò che soddisfa il SUO modo di ascoltare (come più volte sottolineato anche da Daniele “snaporaz” e da M.L.) ed eventualmente l’aspetto ludico (anche se purtroppo costoso) di questa passione e per questo dovrebbero crescere come i funghi le occasioni di incontro per ascoltare apparecchi a confronto (Grundig o non). Oltre a ciò è sicuramente piacevole conoscere persone e scoprirle talvolta molto diverse (il più delle volte in positivo) dal come si immaginavano nascoste dietro al loro nickname.
Per quanto riguarda l’andamento della giornata terrei solo a a far notare un aspetto relativo ai professionisti presenti in sala (almeno quelli che ho conosciuto): due fonici (di cui uno M.L.), un direttore d’orchestra, un organista/compositore, un tecnico Rai erano tutti concordi nel preferire le elettroniche CCI e tra loro uno (Marco appunto) le preferiva però collegate ai diffusori Chario.
Chi ha ragione? Forse tutti!
In effetti la posizione mia e di Marco sull’argomento riproduzione non è certo agli antipodi (anzi…) ma tendiamo ad attribuire maggiore importanza a fattori diversi (lui al contrasto dinamico e io alla tridimensionalità o cosiddetta “stanza” in cui è registrato l’evento musicale e all’armonia o decadimento armonico che dir si voglia).
Sicuramente la 2500a (che credo sia l’unica cassa Grundig ascoltata da Marco finora) non brilla in quanto a contrasto dinamico ma ha una impostazione più simile a quella di una Dahlquist DQ10 (diffusore le cui qualità in molti conoscono): coerenza, tridimensionalità e dolcezza ne sono le doti salienti. Per avere un maggior contrasto dinamico occorre in Grundig indirizzarsi sulla serie a 2 vie (sono certo a tal proposito che Marco avrebbe apprezzato molto l’impianto a studio di Daniele che pure io ho ascoltato venerdì scorso…) o sulla serie attiva. Credo comunque che per quel che mi è dato conoscere di Marco Lincetto la curiosità e la disponibilità a confronti costruttivi che è innata in entrambi ci porterà prossimamente ad un nuovo piacevole incontro.
Un saluto cordiale a tutti.
Massimo


https://melius.club/topic/114795-meeting-cinecitta39-primi-exit-polls/?tab=comments#comment-114772

i più interessanti:
audiofan
marco lincetto
vintage lover
e credo di non aver dimenticato nessuno

molti sono un nì, la maggior parte inutili….

Simone


Probabilmente, come altri, avrai letto commenti su videohifi. Rimanendo leggermente perplesso.
La verità vera è che anche in questa circostanza la prestazione dell’impianto Grundig era lontana dall’impianto eso e ciononostante molti non lo hanno capito.
Come mai?
Al di là della banale considerazione che Grundig scuote le coscienze degli audiofili con il suo essere brutto, antico ,privo di quei componenti che “devono esserci” come orpelli necessari e sufficienti, credo che ci sia dell’altro e proverò a dirti la mia.
Partirò da una domanda : credi che sia sufficiente avere una passione per essere automaticamente un esperto?
io ricordo un lontano passato in cui ero appassionato di fotografia.
Ho subito desiderato il meglio, macchina contax obiettivi Zaiss.
Poi però leggevo le riviste e non riuscivo proprio a vedere le “evidenti” distorsioni a barilotto, vignettature etc.
Morale..avevo una ferrari ma avrei potuto avere anche una 500 perchè non la sapevo portare. Non avrei potuto cogliere la differenza perchè non ero un esperto.
Capisci quel che dico?
In quel contesto erano presenti tanti presunti audiofili ma quanti di loro hanno una reale esperienza di ascolti soprattutto a confronto?
Si comprano l’impianto su indicazioni , su letture, e passano tutta la vita a cercare di farlo suonare. Ma attento che i nostri sensi si abituano rapidamente anche al peggio.
Così come se sei abituato a mangiare salato troverai invariabilmente insipido qualsiasi piatto, così i “nostri” detrattori abituati a impianti acidi e privi di grazia attentano
alle nostre coronarie definendo i Grundig “mosci, privi di contrasto dinamico , privi di impulsività”.
A parziale attenuante c’è da dire che non hanno mai sentito un suono così libero e la cosa all’inizio può lasciare dubbiosi taluni.
Se non erro tu pure hai avuto un lungo periodo di perplessità, o no?
Infine la sala era meno ben suonante di quanto non avevamo entusiasticamente previsto. Ilv1700 poi, era in evidente disagio di pilotaggio per un ambiente così grande.
Ma questo non tragga in inganno , le differenze c’erano eccome.
Piuttosto sarà un viatico lungo e non è detto che il suono Grundig /CCI uscirà mai dall’essere una passione per pochi.
Alfredo


Allora, cosa ho visto in questo meeting? Innanzitutto ho visto tanta sana passione, ho visto grande disponibilita’ e spirito di sacrificio da parte di chi si e’ accollato l’organizzazione dell’evento e la sua gestione, ho finalmente potuto conoscere le persone dietro ai nicknames con cui piacevolmente dialogo su questo forum e mi sono fatto un po’ conoscere, cosicche’ posso dire GRAZIE a Daniele e a Mario per tutto il sudore profuso e per il bel pomeriggio pieno di spunti, grazie ai ragazzi degli “altri impianti” per essere stati insieme a noi e reso viva e ricca di pepe (audiofilo) la giornata, grazie agli acuti ascoltatori presenti per avere fornito tanti spunti a tutti noi. Sposo in pieno l’approccio e le idee di daniele (sara’ perche’ siamo omonimi) che ha voluto questo incontro per tentare insieme di inquadrare il fenomeno grundig e che, non ritenendosi un audiofilo ma amante del bell’ascolto, ha trovato (come me) la panacea a la fine degli impazzimenti nel “grande G”, dove finalmente la musica piace come piace a noi, senza upgrade, senza altre spese, senza angoscie, senza “pippe mentali” (scusate il francesismo ma inquadra il mio passato con l’hifi). Il risultato dipende dalle orecchie di ognuno che, come giusto, avra’ tratto le proprie conclusioni. Da quel che ho capito delle impressioni avute dal pubblico, emerge per G. un gran bel suono ancora in grado di folgorare e rapire dopo 30 anni, ma comunque, per parte dei presenti, non l’impianto di riferimento, non L’IMPIANTO, una filosofia di ascolto, ma non necessariamente l’unica e, soprattutto, non la piu’ gradita dagli attuali acquirenti o detentori di hi-end. Concordando in pieno con Lincetto che l’ASSOLUTO non esiste e che forse non esistera’ mai, ovviamente G. non puo’ e non deve essere trattato da noi cci-isti come tale. Se una lezione deve emergere dall’incontro per noi “sfegatati grundig” e’ proprio questa: grundig/CCI NON E’ il RIFERIMENTO ASSOLUTO NELL’HIFI E NON LO SARA’ MAI !!! Aspettate, non ve ne andate, non sto tradendo la causa  😀
Seppure io sia convinto che il suono G. e CCI sia IL SUONO, seppure sia convinto da 1000 ascolti e confronti che il suono G. sia il migliore che abbia mai ascoltato, il piu’ neutro, il piu’ trasparente, il piu’ fedele, il piu’ emozionante, sebbene sia scientificamente sicuro dell’approccio CCI e di tutti i problemi che risolve, tant’e’ che mi sto impegnando per misurarlo (a breve avrete notizie al riguardo, ma non illudetevi, la cosa e’ tosta ed i problemi iniziali di allineamento dei segnali e simili, superati, ne nascondono altri ben piu’ ardui da affrontare…), sebbene tutti i sebbene a favore del CCI, queste rimangono MIE CONVINZIONI, e non ho il diritto di proclamarle verita’ assolute o di dire che G./CCI e’ IL SUONO, a prescidenre dal fatto che sia scientificamente vero o meno (e lo ripeto, secondo me e’ scientificamente vero).
E’ chiaro infatti che in tal modo invado il mondo delle altrui convizioni, maturate a fronte di altre esperienze degnissime di rispetto: se a Pasquale piace il flauto che trapana LE MIE ORECCHIE (forse anche le sue ma non so’), o la batteria con la grancassa che sembra un palloncino che esplode, se il pianoforte sul suo impianto di riferimento gracchia ad ogni accordo ed il basso si impasta quando fa’ piu’ di una nota contemporaneamente, se la scena e’ piatta, se il suono e’ piu’ “ruffiano”, come osservava un acuto direttore d’orchestra presente all’incontro, bhe, se piace e una volta avvicinato a G. continua a piacergli l’altro, il motivo e’ proprio qui: L’ASSOLUTO NON ESISTE perche’ l’ascolto e’ basato su percezioni soggettive (lo so’ ho detto una cosa scontata ma questo e’ a mio parere il posto e il momento per scriverla). Ragazzi, semmai io dovessi avere avuto la tentazione di farlo, devo impormi di smetterla di sbandierare G./CCI come il riferimento a prescindere dal costo dell’impianto: forse ne siamo tutti convinti (io personalmente lo sono) ma questo non significa veramente nulla e porterebbe a mostrare il fianco a giustissime critiche di settarismo perche’:
1) le orecchie del resto del mondo non funzionano tutte come le mie e, non essendo queste uno strumento di misura oggettivo, certe asserzioni non dimostrabili generano il ridicolo.
2) se anche la misura del CCI esistesse oggettiva e dimostrabile (chissa’, eh, eh, eh …) non significa nulla ugualmente, sempre perche’ alla fine si usano le orecchie e non i tester per valutare l’impianto che piace di piu’, ruffiano o meno che sia.
Sposo una volta di piu’ l’approccio di avvicinare il “resto del mondo” al suono Grundig/CCI sperando di allargare la diffusione del buon ascolto quanto piu’ possibile, senza fanatismi, e spero e sono sicuro che questo sentimento guidi praticamente tutti noi appassionati.
Cosa ho visto ancora?
Ho visto e avuto il piacere di parlare (anche se solo per pochi minuti) con una persona guidata da passione e entusiasmo come di bimbo, una competenza da post laurea, una pazienza peggio di Giobbe, una tolleranza mica da poco (perche’ se ne sono dette di …zate), ma soprattutto da una onesta’ intellettuale inimmaginabile di cui io forse non sarei in grado, che gli ha fatto scegliere di rendere noti gli effetti delle ricerche Grundig sul CCI, di non disperdere il capitale umano e tecnologico intarsiato su questi gloriosi apparecchi donandogli una seconda gioventu’, di rendersi disponibile a tutti gli interessati e i curiosi senza nulla pretendere, di aiutare una eterogenea comunita’ sempre li’ a rompere le balle sui problemi piu’ strambi, di ingoiare bocconi amari lanciati da chi lo reputa un ciarlatano o da chi trarrebbe svantaggio dal riconoscergli credito e attendibilita’. Questa persona ha perso una buona fetta del mercato in cui avrebbe potuto piazzare i suoi prodotti, ha perso dei bei soldi scegliendo questa strada liberamente, e anche se forse da questa scelta sono nati negli anni successivi dei bei rapporti con altri appassionati, di certo questo contrappeso non era sulla bilancia nel momento in cui e’ stata fatta. Aver potuto vedere vestito del suo entusiasmo quasi buffo tanto e’ incontenibile e avere potuto conoscere questa persona e’ stata per me la cosa piu’ bella dell’incontro a cinecitta’.
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A presto, Daniele. (dabudabu)


Ciao,
sono stato presente solo la mattina fino alle 12 circa (poi purtroppo sono dovuto andar via).
L’impianto non Grundig della mattina (Pre mark Levinson,finali Nuforce, casse Thiel) non riusciva proprio a suonare: alti taglienti, soundstage piatto. Dopo è stata cambiata la coppia Pre+finali con un integrato Densen ed il tutto è divenuto un pò più musicale. Tutti i presenti con cui ho scambiato parola erano concordi che il confronto tra gli impianti era palesamente a favore del G. Dopodichè sono dovuto partire per cui non so dirti cosa è accaduto nel pomerigio.
Massimiliano.
P.S. Complimenti all’organizzazione, direi che è stata perfetta!!! Quest’anno se riesco novamente ad organizzare un meeting a Siena mi dovrò impegnare a fondo per reggere minimamente il confronto.


Credo che un aspetto ulteriore da non sottovalutare sia l’incredulità di sentire una differenza di tale entità.
Mi spiego meglio: se confrontando apparecchi commerciali di alto costo si è abituati a differenze di X al massimo di 2 X e ci si trova ad un certo punto di fronte ad una differenza di 10 X in direzione per giunta diversa di quella che ci si attende come “miglioramento” la cosa crea sconcerto: è in meglio è in peggio? Possibile che tutti gli altri siano sbagliati e solo questo giusto?? Molto più facile che sia questo sbagliato e gli altri tutti giusti.
Del resto si farebbe fatica a credere fosse tanto migliorativo anche se fosse un prodotto moderno e costasse un’esagerazione e invece per giunta si tratta di oggetti economici di 30 anni fa!
Se si analizza mentalmente questo è ovvio che NON SI PUO’ accettare un ragionamento del genere, è assurdo per sua stessa natura logica.
Il problema a fronte di ascolti fatti a confronto è proprio quello di lasciare SCOLLEGATO il cervello raziocinante che ci indica quanto sopra e di ascoltare SOLO con le orecchie.
Non è cosa facile soprattutto se si proviene da impianti messi su con sacrificio (economico) e passione.
Quando vi dico che questa cosa NON può venire a galla come meriterebbe ciò è dovuto (oltre alla sconvenienza per tutti gli addetti ai lavori) a mio avviso molto da quanto sopra.
Massimo


Se si potesse tornare indietro avrei fatto suonare PRIMA l’impianto hi-end …  😉  😉  😉
… che – per inciso – suonava esattamente come TUTTI gli impianti hi-end che ho potuto ascoltare alle fiere negli ultimi anni, niente di più niente di meno : e c’è sempre la scusante, lì le sale inadeguate, qui l’interfacciamento non ottimale … mah … il calcolo delle probabilità è un opinione ? Il suono G. è “moscio” e “ruffiano” ? L’evidenza dei fatti racconta che il suono G. al confronto con le varie combinazioni hi-end (le hanno provate tutte …) era anni luce più naturale ma anche, ATTENZIONE, molto più definito e arioso proprio grazie alla moltitudine d’informazioni ambientali che riusciva a riprodurre … questo è l’UNICO “messaggio” che dovrebbe invitare a riflettere.
Questi sono i fatti ed è patetico chiamare in causa le sensazioni, la soggettività, i gusti personali … quando ti ritrovi ad affettare il suono (il mediobasso, le voci, il microcontrasto, la supercazzola brematurata etc) c’è sempre qualcosa che non va e, guarda caso, i patiti dell’hiend su queste cose ci sprecano la vita (audiofila) …
Ciao
David


Salve, questo è il mio primo post su questo forum, anche se lo leggo quasi quotidianamente da un anno e mezzo.
Ero al meeting di Cinecittà e, naturalmente, volevo conoscere le impressioni degli altri partecipanti, ma poiché il forum “Emozioni all’ascolto” aveva dei problemi, mi sono collegato a quello di Videohifi. Beh… che dire…? Sono assolutamente sconcertato dalla marea di scempiaggini che si sono dette, con qualche lodevole eccezione (Vintage lover).
Sono anche sorpreso dalla generale bassa cultura musicale e auditiva di gente che, in teoria, è amante del bel suono. Si paragona il suono di un impianto a quello di un altro senza sapere nulla, assolutamente nulla di quello che è il suono dal vero. Quando mai c’è della “cattiveria” nel suono? Può esserci dinamica, non cattiveria. Il problema è che, quando parla di dinamica, l’audiofilo in genere (… ma anche qualche addetto ai lavori …) intende il suo contrario: la compressione, che permette di avere un livello medio più alto, un (finto) dettaglio più in evidenza, un suono più presente. Se analizzate la banda dinamica delle maggior parte dei CD di oggi troverete che il segnale è compreso quasi totalmente tra -20 dB e 0 dB. La nasalità del suono e la piattezza del fronte stereo ne sono la diretta conseguenza. Il fatto è che i dischi oggi sono fatti per essere ascoltati in autoradio, con i walkman, con le casse del pc.
E la gente, che ascolta queste cose ma si guarda bene dal partecipare, almeno di tanto in tanto, a qualche concerto, sta lentamente diseducando le proprie orecchie.
E pensate veramente che la maggior parte degli audiofili, in questa situazione, ed a parte le ovvie resistenze “psicoeconomiche”, possa essere in grado di apprezzare veramente le qualità Grundig?

(sinclair)


Vorrei dire anche io la mia sull’incontro a Roma, io sono arrivato nel pomeriggio e ascoltando a confronto le due catene reduci dal mattino ho impiegato pochi minuti a farmi una mia idea precisa sul tipo di riproduzione, che veniva poi successivamente confermata. Interessanti anche le discussioni che si sono sviluppate, improntate a ipottizzare i perchè, senza pregiudizi.
In ogni caso la differenza di musicalità, per me era evidente a favore di grundig, qualsiasi cosa passasse sull’impianto non grundig era meno musicale, più secco, che poi questo possa piacere è un’altra storia.
Volevo ipotizzare una motivazione a questo, i tecnici della grundig hanno avuto modo di lavorare su una catena completa, dalla sorgente ai diffusori, quindi avere sotto controllo in ogni momento il risultato finale, nessuna variabile tranne la rete elettrica, nessun interfacciamento di cavi, nessun connettore da 1000 euro che suona un po meglio di quello da 200, anzi la genialità è stata nell’eliminare il più possibile le connessioni, (la miglior connesione possibile è quella che non c’è), non hanno bisogno di nessun stupido condizionatore di rete ipercostoso, non fatevi ingannare, se un’apparecchio ha bisogno di questi oggetti significa che è PROGETTATO MALE, non compratelo, e per finire in quel gruppo di tecnici c’era qualcuno con orecchio fine ed ecco il risultato.
Ricordo con affetto le parole del padre di un mio amico (ingegnere elettronico), che in pieno boom “stereofonico”, anni 70- 80, ci guardava divertito cambiare due ampli a settimana, difusori, giradischi, e ogni volta che trionfanti e orgogliosi del nostro impianto lo chiamavamo per un giudizio, ascoltava e sorrideva dicendo: si sente benino ma manca coerenza, manca musicalità, questo la prima volta ci ha divertito, fino a che lo stesso disco siamo andati ad ascoltarlo sul suo impianto, e li che abbiamo capito che aveva ragione, siamo rimasti tutti e due a bocca aperta.
Il suo impianto: giradischi thorens td160 messo a punto da lui, testina shure (non ricordo il modello), ampli b&o a valvole da non più di 5watt con sezione phono ottimizzata sempre da lui, diffusori costruiti con degli altoparlanti philips a larga banda, 2 a canale, montati a parete ai lati del caminetto su delle lastre di marmo !!!!!!!!!!!!!!!!!.
Scusate le tante parole.
ciao a tutti
Piero


Intendo salutare e ringraziare Massimo,Daniele e Mario per la bella giornata, dalla quale ho avuto solo conferme della chiusura mentale (oltre che acustica Shocked ) che affligge gran parte dei cosiddetti audiofili hiend. Sono state dette delle assurdità assolute, come quel signore, pur simpatico, che sosteneva che il suono Grundig è più piacevole e musicale in quanto elimina informazioni  😮
Se solo avessimo avuto a disposizione un ampli Grundig più potente (V35?) avremmo forse (e sottolineo forse) zittito chi lamentava scarsa cattiveria e poco punch. Anche io sono d’accordo con chi dice che forse sarebbe stato più produttivo evitare continue interruzioni nella riproduzione dei brani, dando alla dimostrazione un andamento forse più fluido, ma mi rendo conto che non è facile gestire 30-40 persone. Termino con un piccolo slogan che mi frulla in testa sul CCI, magari lo si potrebbe usare per una futura campagna pubblicitaria  😀
CCI: Libera la Musica – Libera la Mente
Ciao a tutti
Fabrizio


Innanzi tutto vi saluto! Sono nuovo di questo forum e vi ho conosciuto sabato mattina a cinecittà. Sono quello fissato con le cuffie che aveva portato i cornetti caldi sperando di addolcire gli animi.
Mi sono rifiutato di postare nella sezione di VHF Riproduzione audio in quanto ne conosco la litigiosità esibizionistica e distruttiva; mi limito a dialogare nell’oasi della sezione cuffie fatta di persone che non debbono dimostrare ad altri di avercelo più bello, più grosso e più potente degli altri. Sono e rimango un fanatico dell’ascolto in cuffia cui rimango attaccato tutte le sere per tre o quattro ore a volumi impensabili con le casse in un condominio. Ma tant’è e ho voluto comunque rendermi conto del fenomeno da profano e da persona che non aveva nulla da perdere.
L’impressione è stata che il confronto in doppio vedente sia terribilmente pericoloso, mentre chiusi nelle proprie case ci si può autosuggestionare fino a sentire le trombe del paradiso.
Sono realisticamente convinto che il full grundig non sia il massimo possibile e che venti anni non siano passati invano. Sono altresì convinto che un buon progetto possa durare a lungo a dispetto delle mode e del falso progresso. Ho raccontato sabato di avere provato a casa mia ad attaccare alla stessa ciabatta due cavi di alimentazione, uno da computer e uno da ceno euro e che, cuffia in testa, sostituendoli rapidamente uno all’altro non ho trovato alcuna differenza. Con questo voglio solo dire che a casa mia, con il mio impianto elettrico non servono.
Circa i prodotti grundig sono rimasto comunque incuriosito e, dato il loro costo contenuto, pochi minuti fa su ebay.de ho preso un v7000 a 129 euro.
Comincio con questo e, con il vostro aiuto voglio verificare gradualmente quanto si va dicendo.
saluti
guglielmo


Ciao, Io sono stato presente (in silenzio) al meeting nel pomeriggio. Intanto devo complimentarmi per l’organizzazione e per la piacevolezza delle persone presenti. Molto interessanti tutti gli interventi, specialmente – per competenza e completezza – quelli di Lincetto (e complimenti per il cd!).
Per parte mia posso solo dire che ho trovato l’impianto Grundig particolarmente godibile e che l’incontro mi ha convinto ad andare avanti con la conoscenza di questa marca… forse solo qualche lieve perplessità sui diffusori?…
Un grazie particolare a Massimo e agli organizzatori.
alessandro


By Snaporaz (tratto da videohifi ora melius n.d.r.)

Purtroppo durante questo post citerò più volte il CCI, che però non è l’oggetto dell’argomento, e quindi prego chi vorrà far polemiche di saltarne la lettura senza ansia di star perdendo qualcosa di fondamentale. Sarò prolisso e me ne scuso molto. Però mi piacerebbe sentire la vostra su questa mia osservazione che potrebbe anche esser semplicemente sbagliata. Io questa esperienza l’ho avuta su un impianto Grundig, come immaginerete. Altri possono aver trovato di meglio, o impianti che possono dare di più in questo senso. Non lo metto in dubbio assolutamente, il mio è solo uno dei tanti percorsi possibili e probabilmente ve ne sono altri qualitativamente superiori che forse possono dare lo stesso risultato (o migliore) però attraverso altre strade. Come molti sanno (vi ho rotto le palle fino alla morte) lo scorso anno ho seguito una intera registrazione di un disco. Non è la prima volta che mi capita, sarà forse la decima in una decina di anni. Però stavolta ero in piena turbolenza audio, avevo montato, trasferito, spostato vari impianti (non Grundig) tra casa e studio, e quindi prestavo particolare attenzione all’aspetto sonoro dell’esecuzione e della sua resa audio, anche perché i tecnici del suono guardano con scetticismo e sospetto ogni esasperazione sull’audio domestico. Così ridacchia un fotografo professionista quando vede un fotografo dilettante partire per un viaggio con una Nikon e trenta obiettivi magnifici, per poi fotografare la moglie in Piazza San Marco mentre nutre i piccioni. Mi ero fatto una idea molto precisa, entrando ed uscendo dalla sala di incisione (dove l’orchestra suonava ) ed confrontando il suo suono con quello nella sala mix dove veniva effettuato il monitoraggio. Era lampante che ci fossero due suoni ben distinti. Quello vero (l’orchestra) e quello registrato e che veniva controllato attraverso le Genelec, le Dynaco, le PMC. Stranamente ritenevo decisamente migliore il suono registrato. Infatti l’orchestra “de visu” suonava decisamente più spenta, morbida e svogliata rispetto al suo clone registrato. Complici reverberi, equalizzazioni, vicinanza del microfono, la registrazione sembrava più completa, dinamica, scintillante, aggressiva. Non più vera, però, ricordate bene, solo più “tirata a lucido”. Questa esperienza è durata un paio di mesi, e lungo la catena professionale il suono era sempre lo stesso, bello, dinamico, presente. Una identità sonora perfetta, indipendentemente da diffusori o amplificazioni usate. Si sentivano ad ogni passo gli stessi dettagli, micro e macro, (e questo dovrebbe già dirci molto sul concetto di linearità, ma per questa volta lasciamo perdere). Poi un giorno ho chiesto al fonico di ripresa: ma quando questo cd sarà terminato, come dovrò sentirlo a casa? E lui mi ha detto: meglio di così, spero. Complice il dono inatteso di una copia del master, ovviamente su cd, sono andato a casa dove avevo un impianto hifi piccolo (manco tanto), ma formato da pezzi classici. Ebbene, l’impianto mi forniva in sedicesimo lo stesso suono che sentivo in studio, con la differenza che era più sgraziato, sgradevole, e che – soprattutto – si mangiava gran parte del segnale musicale più critico: i bassi doppi o tripli, ma soprattutto il “sentimento” della voce, che avevo sentito registrandola a pochi centimetri dal vero e dai monitor. La voce era priva di vita, di sentimento, di passione. Si sentiva perfettamente stagliata al centro tra i diffusori, all’altezza giusta, ma era la voce di un morto. Se almeno sei sale professionali suonavano nello stesso modo, anche io pretendevo che quel master fosse riconoscibile. Non dico identico: RICONOSCIBILE almeno quantitativamente, con lo stesso numero di strumenti, almeno. Così ho cominciato il pellegrinaggio per negozi audio, e quel master suonava da male a schifosamente in impianti indipendentemente dal prezzo . In un impiantone da duecentomila euro non si capivano le parole del cantante, e scomparivano senza pietà alcune sezioni dell’orchestra seppure nella stessa direzione sonora che ascoltavo in sala mix. La causa fu imputata dal povero venditore in un certo cavo che mancava. Perché in hifi, più vai in alto, più ti trovi all’inferno, secondo me. Così cominciò una crisi, uno smantellamento, una vendita in massa di tutto quello che avevo, e su questo vi ho rotto le palle fino allo sfinimento e salto tutto quello che c’è in mezzo. Qualcuno se ne ricorderà. Poi mesi dopo sono tornato a riaccendere i Grundig che tenevo imballati e che non avevo ancora dato via, e un accenno di sorriso è tornato sul mio volto. Andava finalmente bene. Però. Però c’era ancora qualcosa che non mi convinceva: cos’era? Che non sentivo esattamente ancora quello che avevo ascoltato in sala mix, ovvvero il suono del monitoraggio. Sentivo (paradossalmente) un po’ meglio, ma soprattutto un po’ più piacevolmente, cosa che il tecnico di mix mi aveva auspicato. Ma era un altro tipo di suono, che trovavo più “impreciso” e piacevole, e che invece credo solo fosse più “trasparente”. Cos’era cambiato? Ora sentivo con molta chiarezza il timbro del suono che l’orchestra suonava al di là del vetro, quando da spettatore mi mettevo dietro il direttore o accanto al pianoforte e non in sala monitor. Come era possibile visto che ritenevo quelle informazioni di legno e corda e ambiente completamente perdute? Questo piccolo dettaglio ne’ io ne’ il tecnico che aveva inciso il disco ce lo sapevamo spiegare: come mai col CCI saltavano fuori delle informazioni ambientali che nel monitor Genelec non c’erano? Come mai il “microcontrasto dinamico” appariva un po’ penalizzato dalle informazioni ambientali così come il decadimento delle note, la loro persistenza nell’aria era dolcemente ma chiaramente più lunga nel CCI? Ci pareva, insomma, che decadimento armonico e informazioni ambientali fossero in qualche maniera “inventate” dall’impianto, visto che nella registrazione originale non c’erano. Quel qualcosa d’altro secondo me è proprio il concetto di trasparenza. La trasparenza significa far passare tutto. Ma come fa a far passare tutto se quelle informazioni ambientali non sono state registrate? Ecco la mia spiegazione, i monitor di controllo NON SANNO tutto quello che va a finire nella registrazione: il microfono è più sensibile di quello che crediamo. E nel cd vanno a finire molte più informazioni NONOSTANTE le elaborazioni di mix, NONOSTANTE le equalizzazioni del segnale. Costoro toccano solo una piccola parte del segnale, che in realtà resta integro fino al CD in misura molto maggiore rispetto al previsto. E questo probabilmente perché il suono del microfono, controllato dai monitor che all’interno di una catena (quella pro) danno prestazioni omogenee SEMBRANO essere corrette. Perché questo è richiesto alle apparecchiature pro: l’omogeneità della prestazione. E invece no: il microfono, a dispetto di quello che si ascolta nel monitor, cattura comunque una serie di informazioni minuscole, che quando vengono restituite tutte assieme da un sistema totalmente trasparente, restituiscono il suono finalmente di nuovo integro, Come una rete da pesca a maglie più strette, che non fa scappare manco i pesciolini più piccoli. Ma la cosa curiosa è che lo stravolgono in un senso totalmente inatteso: facendoci saltare il vetro della sala mix e riportandoci dentro la sala di registrazione, a cospetto delle pelli e del crine, dell’aria e del legno, della colla e del petto. Come se gli interventi successivi non toccassero che solo una parte del segnale suonato in sala, segnale che se ne frega bellamente di gran parte delle elaborazioni e comunque un piede nel disco ce lo mette sempre. Questo è quello che mi sono spiegato e che spero voglia aprire un dibattito non pro o contro il Grundig, perché è chiaro che è assolutamente possibile che il “salto del vetro” sia possibile anche con altri impianti. Però con questo lungo post tento di spiegarmi, in maniera forse ingenua o inesatta, di come mai alcuni a Cinecittà non si siano accorti di una ricchezza armonica maggiore rispetto ad un impianto hifi classico. Perché il suono che può sembrare più realistico, è semplicemente un suono depurato dell’aria e dell’ambienza, e quindi, essendo secco e scarnificato, si staglia più realisticamente nell’aria. Ed è anche per questo che va ricostruita – in questo genere di impianti – una tridimensionalità allontanando i diffusori dalla parete di fondo. In un sistema totalmente trasparente invece la tridimensionalità è perfettamente dimensionata anche se il diffusore è poggiato al muro. Perché il contenuto armonico è perfettamente intatto. Questo potrebbe essere il test definitivo (gamma bassa a parte, che meriterebbe un altro discorso): una coppia di diffusori poggiata alla parete di fondo crea una scena profonda? Se la risposta è sì, il sistema è trasparente. E questo perché riproduce il contenuto armonico della registrazone. Se per avere profondità occorre allontanare i diffusori dal fondo, allora la profondità è inventata dalle riflessioni ambientali della sala d’ascolto e non è quella che dovrebbe essere presente nel disco. Di questo genere di trasparenza (o sarebbe meglio chiamarla integrità timbrica?) a Cinecittà si sono accorti quei due musicisti, abituati a stare sul palco tra violini ed ottoni. Costoro, non essendo – come non lo sono io – intenditori di hifi, hanno una esperienza totalmente vitale e musicale con la riproduzione. E trovavano con grande chiarezza quel suono semplicemente “giusto”. Ed io aggiungo: un suono emozionale. Perché quando lo ascolti il centro dell’attenzione è il messaggio musicale, che non ti costringe a sezionare l’ascolto in PARAMETRI: Chi invece è abituato ad un suono “prestazionale”, o “tecnico”, anche in senso alto ma non istintivo, non può compiutamente apprezzare quella tipologia sonora, ed è meglio che non perda tempo ad avvicinarvisi. Perché non somiglia al loro riferimento . Però va anche detto, a loro favore, che depurato di parte delle informazioni di ambienza e delicatezza, il suono di un impianto hifi classico (anche di uno con i controfiocchi) può riuscire a dare comunque qualcosa di “soddisfacente”. E allora ecco presenza “scolpita” (tirando via le informazioni sul decadimento armonico) e dinamica. Ed è ovvio che a molti piaccia perché è un altro tipo di emozione. Immaginate una scultura di marmo lavata e tirata a lucido: è assolutamente bianca, plastica, purissima. Ora immaginate che quella scultura sia stata all’acqua e al vento, abbia respirato la polvere del tempo e le patine del fumo delle candele. Ecco, quella sarà forse meno “plastica” o nitida, e alcuni dettagli potranno andare persi, perché racconta le rughe del tempo e della realtà, ma potrà emozionare un po’ di più perché è più ricca di storia e di dettagli. La seconda, per me, racconta il suono CCI (o di altro impianto similmente trasparente), l’altra un suono “classicamente” hifi. Questo dà anche una indicazione molto forte: che chi ama quel tipo di suono che in studio dà forse la sua espressione massima (se lo ama non lo discuto) DEVE ascoltare almeno una volta nella vita gli strumenti professionali di controllo, E provare a fare una esperienza di Genelec, o di PMC. Sono diffusori fatti per essere lo standard di riferimento, e POSSONO piacere molto a chi cerca quel genere di emozione o di suono. Che non è un suono per me sbagliato, ma diversamente “giusto” percorrendo strade diverse. E costoro possono (se ne hanno interesse) risparmiare molto in termini economici comperando diffusori già amplificati e dotati di una infinità di vantaggi piccoli e grandi. Che hanno anch’essi il difetto (per i bricoleurs) di essere malvolentieri oggetto di tweaking, miglioramenti continui, messe a punto, ecc…
E qui un’ultimo sproloquio a proposito dell’emozione, e poi la chiudo (quasi).
Io mi emoziono quando un impianto mi fa fare un salto lontano, e crea su di me uno stato di attenzione e mi proietta in un ambiente noto o ignoto. Una volta a casa di Bebo mi sentii teletrasportato al concerto dei Dire Straits a Capannelle di tanti anni prima. In maniera lapalissiana e assolutamente diretta. Così in questi giorni, ascoltando lo strano requiem di Mozart di Celibidache, mi sono trovato con la pelle d’oca a cantare il Tuba Mirum. Quando un impianto ci teletrasporta “altrove”? Quando sparisce, si fa dimenticare perché la prestazione sparisce in favore della naturalezza. Quando il dato tecnico non è più analizzabile, e viene dimenticato durante l’ascolto. Tenuti presenti i limiti ambientali (risonanza sul basso e potenza insufficiente) questo dato per me era assolutamente presente a Cinecittà. Solo che non è stato riconosciuto da tutti proprio perché eccessivamente “diverso” da chi – giustamente per gusto, passione o abitudine – è abituato a fare i conti con quel suono scolpito, nitido e dinamico che anche a me è lungamente piaciuto, ma che a mio avviso rinuncia a qualcosa che ha a che fare con l’umanità, il legno, la corda, il respiro e la pulsazione. Sono sordi coloro che non apprezzano questo tipo di trasparenza? No, non credo. Sono abituati a provare emozioni dando valore ad altri parametri. Che chiamano dinamica e velocità. E trovano – giustamente dal loro punto di vista – il suono CCI troppo morbido e “gradevole”. Così come chi si è abituato alla trasparenza – come la ho raccontata in termini di spessore armonico e tempi di decadimento giusto – trova impensabile tornare ad un suono “classico” proprio perché lo sente aggressivo e affaticante. Non è un caso che Alfredo o Fabio Sorrentino, che hanno trovato migliore il mio impianto del mio studio (sempre un impianto G) non mi trovino su questo d’accordo fino in fondo, sebbene si parli sempre di Grundig. L’impianto del mio studio con le piccole due vie, complice un litraggio inadatto dei diffusori rispetto ad un ambiente troppo grande, è decisamente carente in gamma profonda. E così rende una sensazione di trasparenza e dinamica che lo spinge nella direzione di un impianto “classico” senza esserlo completamente. Suona, per capirci, un po’ come suonavano le Chario: davano una sensazione di trasparenza attraverso un buco evidente nelle gamme inferiori, seppure con una gamma medioalta bella e dolce come siamo abiutati a sentire nei cci. E’ giusto considerare un difetto la “rilassatezza” o la “piacevolezza” che comunica un impianto che fa musica? O piuttosto è un elemento che ha in comune con la maggior parte della musica dal vivo, che impone uno stato di attenzione sul contenuto musicale e sull’interpretazione e non sulla prestazione tecnica? E’ meglio puntare su un impianto che stimola l’attenzione per la musica o su un impianto che stimola l’ammirazione per la performance tecnica? Ovvio che io preferisco la prima ma non considero sbagliati coloro che preferiscono la seconda. E’ giusto provare piacere nel pensare che può esistere un impianto chiuso che possa decretare in un certo senso la “fine dei giochi”? Per me sicuramente sì, per coloro invece che amano il grande gioco della sperimentazione, sicuramente no. Nessuno ha torto, ma nessuno deve sentirsi minacciato se l’altro la pensa diversamente. Quando si sente con chiarezza il tempo del decadimento armonico, ecco, quello è il segreto del MIO piacere dell’ascolto. Che sia una nota di piatto di batteria, un reverbero della cassa armonica di un piano, la permanenza nell’aria di una arcata di violoncelli in un’orchestra, per me quello fa parte fondamentale del messaggio musicale ed ha a che fare con quello che pare dire un musicista nel momento in cui si siede al pianforte: “attenzione, ascoltami”. Se quello manca, non c’è dinamica che possa ripagarmi. Altri penseranno il contrario, altri avranno la fortuna di aver messo in piedi un sistema che ha tutte e due le caratteristiche, e a coloro dico: chapeau! Detto questo va detto per onestà che quando un sistema CCI ha più watt di quanti se ne siano usati a Cinecittà o quando i diffusori sono quelli attivi, il divario si attenua di molto. Ma di questo credo possa parlare meglio chi ne sa di più di me. Esiste solo in casa Grundig o CCI questa possibiltà? Questo francamente non so dirlo perché di confronti diretti ne ho fatti pochi, con gli oggetti “classici” che possedevo e che in parte possiedo ancora. Però ho sentito almeno altri due impianti (guarda caso: monomarca) che mi hanno dato delle emozioni molto simili. Si tratta di un MBL e di un Kiom, che pur con filosofie opposte mi hanno provocato lo stesso genere di sensazione di “salto del vetro”, Che partendo dalla sala di mix, insomma, mi hanno fatto saltare in sala, dalla lato dei musicisti. Forse il ciccillo ce l’hanno pure loro, o forse è vero che non esiste solo un modo per arrivare a donare piacere nella difficile strada della riproduzione sonora. In un certo senso mi spiego anche quello scambio di mail avuto con Mozarteum, che mi descriveva qualcosa che condivido appieno, e che alcuni mi parevano un contraddire: l’assoluto piacere di ascoltare gli archi e la grande orchestra col cd. Io ADORO ascoltare la grande orchestra e le sezioni di archi col CD (anche con gli lp? Sì, ma dipende dalla stampa degli stessi). Può darsi che anche l’impianto di Mozarteum riesca a liberare quella consistenza armonica in gamma altissima che rende ogni arcata di una sezione di violini differente come timbro ed intenzione dalla precedente. Cosa che io – e spero anche molti altri, anche con impianti molto diversi dal mio – ascolto con grande piacere e soddifazione da pochissimo tempo. Con gli archi ci ho lottato per anni, in cerca del suono al di là del vetro. Ora ce l’ho, e così spero molti altri appassionati non CCI. Spero che tutto questo pippardone non venga letto come un invito talebano a bruciare o svendere i propri amati impianti perché mi dispiacerebbe un sacco se accadesse, o un insulto ai totem costosissimi che troneggiano nei soggiorni perché li invidio e li ammiro, ma semplicemente un invito a chiarire assieme il significato di un termine (trasparenza) che può essere letto in molti differenti modi. Credo che non dobbiamo trasformarci in ultrà pronti al derby, ma in una comunità che ritiene la musica e la sua riproduzione un ambito di discussione piacevole, che per quanto mi riguarda può anche rimettersi continuamente in discussione, e che non può che trovare vantaggi in discussioni che vadano un po’ oltre l’elenco di marche e marchi, soprattutto se tendono poi al fine per me più nobile: quello di migliorare il rapporto col piacere di ascoltare la musica e non gli impianti. La circolazione delle idee fa sempre bene. Il tifo da stadio per questo e quello lasciamoli ai forum degli ultrà.

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